Maduro vince, ma per uno stretto margine

Nel giro di sei mesi, Nicolas Maduro ha perso nove degli undici punti di vantaggio con i quali Hugo Chávez si affermò ad ottobre sul leader dell’opposizione Enrique Capriles. Il panorama economico del Paese appare ancora piú complicato. Continuerà la polarizzazione estrema che caratterizza oggi questa società?
Nicolas Maduro
Con uno strettissimo margine di vantaggio, meno di due punti, Nicolás Maduro é stato confermato questa domenica dalle urne come presidente del Venezuela e continuatore della rivoluzione bolivariana. Ma si tratta di una vittoria di Pirro, perché nel giro di sei mesi, il candidato dell’opposizione, Henrique Capriles, ha ridotto di nove punti il vantaggio col quale era stato sconfitto ad ottobre dal deceduto Hugo Chávez, quando questi ottenne il 55 per cento dei voti mentre l’opposizione raccolse il 45 per cento. La partecipazione dei cittadini alle urne é scesa lievemente, passando dall’80 per cento di sei mesi fa, al 78 per cento.

 

In poco tempo l'ex vice presidente di Chávez, ex ministro degli esteri con un passato di sindacalista della metropolitana di Caracas, dove ha lavorato come conduttore vari anni, Maduro era stato indicato dal presidente eletto, poco prima di morire, come suo successore alla guida della rivoluzione bolivariana. Un argomento che ha spento ogni tentativo di disputa interna per la successione. Ma chi doveva dar prova di capacitá di gestione e di conduzione del processo politico era Maduro e non si puó non rilevare che questa vittoria risicata dimostra non solo che si tratta di una figura meno carismatica del comandante Chávez, ma anche di un politico che ha centrato la sua campagna elettorale presentandosi piú come fedele esecutore di un testamento che come il nuovo leader del Paese.

 

Nel frattempo, altro fattore che ha probabilmente inciso sul risultato elettorale, le notizie provenienti dal fronte economico sono peggiorate. Dopo aver negato la necessitá di una svalutazione della moneta, affibiando a questa misura l’accusa di pratica neoliberista, il governo ha cambiato opinione e cosí la valuta venezuelana ha perso in questi mesi l’80 per cento del suo valore rispetto al dollaro. Il che contribuisce a rendere problematica la lotta contro l’inflazione, la piú alta della regione latinoamericana, che viaggia in generale a una media del 6 per cento (l’altra eccezione in materia di aumento generalizzato dei prezzi é l’Argentina), mentre in Venezuela supera il 30 per cento annuo.

 

Esiste poi un insistente problema di approvvigionamento di merci varie che complicando la vita dei cittadini quando devono fare la spesa quotidiana, mentre il governo limita l’accesso al dollaro agli imprenditori che devono pagare i loro conti all’estero in moneta statunitense. Tali fattori completano il panorama di una economia che per decenni ha vissuto delle rendite petrolifere, che pure hanno inziato a scemare.

 

Caprile, a questo punto leader indiscursso dell’opposizione, ha avuto dunque argomenti di peso durante la brevissima campagna elettorale, iniziata poco dopo la morte di Chávez, lo scorso 5 marzo. Coloro che alla fine avevano votato ancora una volta Chávez, senza troppa convinzione, in questa occasione hanno diretto il loro voto all’oppositore del governo, rilevando incertezze e passi falsi nel nuovo presidente. Caprile ha dichiarato che accetterá il risultato delle urne solo dopo un controllo dei risultati.

 

Ad ottobre ammise che il risultato era stato limpido e che era praticamente impossibile commettere brogli elettorali. Ha forse compreso la debolezza di Maduro, che ora dovrà vedersela anche con l’apparato politico interno, al quale dovrá rendere conto di aver dilapidato un grande vantaggio in cosí poco tempo. Oggi il Paese appare diviso in due metá, nel contesto di una polarizzazione sempre piú accesa, che piú di una volta é sfociata nella violenza, provocando almeno sei morti durante la campagna elettorale. Un fattore importante in un Paese che presenta gli indici di violenza e di delinquenza piú alti della regione. I tempi dei trionfi per “goleada” sembrano lontani. Oggi forse andrebbero fatti i conti con una maggiore apertura al dialogo tra le due principali componenti della societá.

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