Lunga vita a papa Francesco

Quarto anniversario della salita al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio. Francesco, un nome che si coniuga con Ignazio

Come fosse ieri. Pioggia leggera. Incertezza sull’esito delle riunioni del Conclave, dopo la grande sorpresa delle dimissioni di Benedetto XVI. Attesa della folla in piazza San Pietro. Il card. Tauran accende il microfono e con il suo accento inguaribilmente francese dà l’annuncio: «Nuntio vobis gaudium magnum… habemus papam… Georgius Marius Bergoglius…». Sconcerto tra la folla. E chi è mai? Si aspettavano altri nomi, la stampa italiana propendeva per Angelus (Scola) e quella straniera per Claudius (Hummes). E invece torna fuori il “vecchio” Bergoglio, che già era stato il più votato dopo Ratzinger al precedente conclave. La folla esulta, ma senza sapere chi sia questo Georgius… Chi lo sa “catechizza” i vicini, è tutto un parlottare. E poi: «Buonasera». E la piazza si sente amata.

Quattr’anni fa, già 48 mesi. E la Chiesa cattolica non è più la stessa. Ma nemmeno le varie Chiese cristiane. E neanche le altre religioni. Per non parlare di chi non ha una fede religiosa. Uno tsunami, dello Spirito o dello spirito, dipende dai punti di vista. Il Vangelo torna in primissimo piano (non è che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI lo avessero dimenticato, tutt’altro). Ma la Buona Novella torna nella sua semplicissima ed esistenziale ricchezza al centro della vita della Chiesa e di tante persone di buona volontà. Nulla è più come prima, si sente dire, il papa s’avvicina alla gente, avvicina la Chiesa ai poveri e agli abbandonati con l’arma della misericordia. La stessa che usa con Kirill (il primo incontro nella storia col Patriarca di Mosca) e con Castro e Obama (riconciliati con i suoi buoni offici), con Bartolomeo (il suo “più” grande amico) e con i musulmani (fratelli, sempre più fratelli).

Ma la sua presenza disarmante, le sue riforme che destrutturano le posizioni di potere all’interno della Chiesa cattolica, le sue nomine episcopali e cardinalizie “dal basso” senza automatismi di sorta, la sua inflessibilità negli scandali di sesso e di soldi, la sua attenzione alla pastorale più che alla dottrina, le sue visite in periferia (Lampedusa è ben più centrale di Milano, l’Albania è più importante della Francia, Il Centrafrica più del Sudafrica)… tutto ciò non può che creare anche una schiera di “nemici”. Che Bergoglio non scomunica, non lancia anatemi, include più che escludere.

Che il papa abbia lunga vita, che porti a termine la sua missione, che apra altri “processi” senza occupare spazi, che dialoghi con tutti, che vada a Mosca e a Pechino, che semplicemente indichi a tutti noi la bellezza della vita del Vangelo, quello degli ultimi.

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