L’umanità ha il suo codice

Intervista a Fabio Ciardi autore del libro "La storia di Dio e la mia", edito da Città Nuova. «La Bibbia è fonte d'ispirazione per l'uomo».
Bibbia

La Bibbia, un libro che ne contiene al suo interno settantatré , prodotti in un migliaio d’anni e che è a tutt’oggi è ancora il più venduto al mondo. Scoprire che la storia dell’uomo, quel cammino che ogni essere umano deve compiere possano avere una guida sicura nella Bibbia ai giorni nostri sembra quasi stridere. Non la pensava così un artista come Marc Chagall che la considerava «l’alfabeto di colori a cui ha attinto tutta l’arte occidentale». Non la pensano così neanche molti critici letterari, oggi concordi nel considerare la Bibbia il più "grande codice" della cultura occidentale.

 

E non sembra pensarla così neppure Fabio Ciardi classe 1948, dell’Ordine degli Oblati di Maria e professore ordinario presso l’Istituto di Teologia della vita consacrata  “Claretianum”  di Roma. Padre Ciardi, già autore per Città Nuova di alcuni libri tra cui Parlaci di Lui. I racconti di Cafarnao (2007), ha da poco pubblicato per la stessa editrice La storia di Dio e la mia. La Bibbia come fonte di ispirazione. Con una spigliata capacità divulgativa, ripercorre appunto le opere dei poeti, artisti, scrittori e registi che si sono ispirati alla Bibbia sia come repertorio iconografico che come codice espressivo e spirituale. 

 

Padre Ciardi, come nasce questo libro e quando è nata l’idea di scriverlo?

 

«Sono stato a Cuba per tre anni consecutivi. Durante il mio primo viaggio visitai un centro culturale tenuto dai Domenicani nel loro antico convento all’Avana; una seria di piccole aule catacombali, sotto il chiostro, senza finestre, con aerazione forzata, dove si insegna inglese, computer, dove vi sono cineteca, musicoteca…  e una biblioteca aperta a tutti, frequentata ogni giorno da circa quattrocento persone, soprattutto studenti, che trovano un ambiente serio di documentazione, di studio e di lavoro.

Nell’aula Bartolomé de Las Casas (Bartolomeo della Casa, ndr)  si tengono i più vari incontri culturali.

È un luogo di autentico incontro e dialogo tra credenti e non credenti, cristiani, intellettuali atei, membri del governo…

Un giorno mi hanno chiesto: “Nel tuo prossimo viaggio perché non tieni anche tu una conferenza in questa aula?”.

Una proposta allettante. L’ambiente mi suggerì subito la tematica dei “Credenti e non credenti davanti alla Bibbia”.

L’anno successivo, per tre serate mi sono trovato con un pubblico molto eterogeneo. Insieme abbiamo letto testi di poeti, contemplato immagini di grandi artisti, ascoltato brani musicali, visto frammenti di film, tutti ispirati alla Bibbia.

Abbiamo ascoltato la Bibbia stessa con le sue sorprendenti descrizioni della natura, della bellezza dell’uomo e della donna, con l’espressione dei sentimenti e dei valori umani.

Al termine ci siamo chiesti se questo grande codice culturale non fosse anche una comune fonte di ispirazione per la vita di credenti e non credenti, o almeno il punto di partenza per un confronto critico per affinare il cuore e ricercare le motivazioni più profonde del vivere. Il libro raccoglie il frutto di quel dialogo»

 

Perché secondo Lei la Bibbia è un codice per l’umanità?

 

«Perché in essa si ritrovano i grandi valori umani presenti in tutte le culture, i sentimenti comuni a ogni uomo, a ogni donna, la saggezza di molti popoli, i comuni miti antichi, le gesta paradigmatiche di uomini e di genti.

Inoltre vi si ritrovano i simboli, le storie, i riferimenti che hanno ispirato: letteratura e musica, scultura e pittura, poesia e teatro, impregnando di divino e di cielo il genio dell’umanità.

E ancora, è il punto di riferimento imprescindibile della nostra cultura, la stella polare a cui si sono orientati tutti, credenti e non credenti, quando hanno cercato il bello, il vero e il bene, magari anche per respingerne la guida e vagare altrove. Non ci si può non confrontare con questa grande opera»

 

 

Come ha scoperto quest’intreccio tra espressione artistica e Parola di Dio?

 

«La Bibbia mi ha sempre appassionato perché so che in essa Dio mi parla con parole che possiedono uno spessore e una profondità che altre parole non hanno, siano esse di filosofi, di politici, di poeti. Le sue sono parole di vita: contengono la vita e la comunicano, fanno vivere la persona umana in tutta la sua interezza. Leggo la Bibbia ogni giorno, la studio, la prego, cerco di lasciarmi guidare dal suo insegnamento.

Avendola dentro la ritrovo con facilità nei detti popolari, negli slogan pubblicitari, nelle trame dei film, nella letteratura, anche nei romanzi di atei dichiarati, anche nelle pitture di non credenti. Spesso è citata inconsciamente, perché di fatto è penetrata nella nostra cultura e si è sedimentata come un immenso repertorio iconografico e simbolico, come uno dei codici fondamentali di riferimento espressivo e spirituale»

 

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