Lo sguardo

La festa di oggi incoraggia ad avere negli occhi il Cielo per camminare in terra e penetrare la realtà di speranza e di amore

L’hanno guardato, il cielo, hanno visto dove Gesù è andato, ma non possono continuare con il naso all’insù. «Mi sarete testimoni a Gerusalemme… e fino ai confini della terra».Devono camminare, guardando dove mettono i piedi.

Lo sguardo al cielo ha riempito i loro occhi di luce, hanno scorto la meta e la via («Io sono la via»). Nessuno glielo toglie più dagli occhi. In quello sguardo è concentrato tutto ciò che hanno vissuto con Gesù, i suoi gesti, le sue parole. Quando Lui era con loro non avevano capito fino in fondo chi era, avevano dubitato, avevano interpretato in senso banale il suo progetto.

Adesso no, sanno da dove è venuto e dove sta ritornando, sanno il perché del suo scendere fra gli uomini; la sua morte e risurrezione sono il fascio di luce che rivela chi è Dio e chi siamo noi. Al fondo di tutto, l’Amore.
Con questo negli occhi riprendono il cammino, come veggenti. I loro occhi illuminati penetrano la realtà, arrivano alla sua radice. Sanno distinguere il vero dal falso, l’amore dall’egoismo, il servire dal potere. Ciò che è d’accordo con il loro sguardo è vero, buono, bello. Il resto è falso, cattivo, brutto.

Ma non è uno sguardo freddo, tagliente. È caldo, mite, misericordioso. Vogliono comunicarlo a tutti («fino ai confini della terra»), perché la loro vita sia realizzata, non fallita, perché abbiano la gioia.
Sembrano persone “fissate”. Sì, fissate su Gesù, senza saper distogliere gli occhi da Lui. E con questi occhi, “fatti” da Lui, occhi di Lui, camminano sulle strade del mondo.

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