L’Italia e una nuova Loggia deviata

La cosiddetta P4, scoperta dai magistrati di Napoli, riapre lo scenario di rapporti inquinati tra politica, imprese, amministrazione. Intervista a Lucia Fronza Crepaz sui meccanismi che generano questi patti oscuri
Palazzo Chigi

Le indagini dei magistrati di Napoli che stanno coinvolgendo parlamentari, forze dell’ordine, servizi segreti, dirigenti, giornalisti implicati in un’associazione segreta volta a turbare l’ordinamento dello Stato, almeno nelle nomine di dirigenti e amministratori, interroga sul perché periodicamente il nostro Paese si trovi a fare i conti con logge massoniche o con sue deviazioni delinquenziali. Parlamento, governo, magistratura, aziende di Stato: nessuno sembra scampare ancora una volta alla tentazione di un patto di affiliazione che pretende di governare molti, secondo specifiche direttive di pochi, a discapito della democrazia e ad esclusivo vantaggio di singoli.

 

Abbiamo chiesto a Lucia Fronza Crepaz, già a due riprese parlamentare, "discepola su questi temi di Tina Anselmi, presidente della commissione d’inchiesta sulla P2, e ora corresponsabile del Movimento Umanità Nuova (espressione sociale del Movimento dei focolari), di provare a leggere la vicenda.

 

Perché in Italia c’è una tendenza quasi insopprimibile alle logge segrete, che si ripresentano a intervalli quasi regolari?

«Dobbiamo anzitutto specificare cosa sono le logge nella massoneria, associazione gestita a gruppi di personaggi, sempre membri della classe dirigente che si mettono insieme e si legano con un ferreo patto di aiuto reciproco, per portare avanti  programmi concordati. L’aspetto negativo di questo patto ferreo è che esso è più importante di quello dovuto alle istituzioni e di quello sociale. Certo in questo e in altri casi si parla di massoneria deviata. Ma non bisogna dimenticare che che il vincolo proprio della struttura massonica è un vincolo di “fraternità elettiva” che vanifica quella universale ed esclude, di fatto, chi non vi aderisce».

 

Ma queste logge con fini di associazione a delinquere non possono far pensare a una massoneria deviata?

«La deviazione sta già nel costituire un patto che supera quello costituzionale, quello che ci lega alle istituzioni e ai cittadini, per un tornaconto personale: questo fa parte della costituzione stessa della massoneria. La deviazione avviene perché questo patto non è stipulato per il bene dell’umanità, ma perché dentro c’è l’idea che alcuni governino al posto di tutti, può essere molto più facile a questo punto deviare ulteriormente, essendo al di fuori di qualsiasi controllo, scivolare su un livello delinquenziale. Lo ripeto, questa filìa elettiva rende vana quella universale, quella voluta da Gesù. Ci sono poi motivazioni aggiuntive per chi poi, è cristiano: Dio, mi permetto di dire assieme a un grande saggio, è "democratico" perché governa la storia dell’umanità con il consenso di ciascuno. Egli lascia la libertà ad ognuno. Ad esempio già nella famiglia ci chiama a partecipare insieme a lui alla nascita di una creatura».

 

Ha toccato un argomento spinoso: la religione. Immediato è il collegamento alla Chiesa, accusata attraverso il suo istituto bancario, di essere vicina agli affari delle logge…

«Ho avuto tra le mani documenti e libri che parlano della storia dei rapporti tra Chiesa e massoneria: sempre, anche dopo anni di colloqui e commissioni miste, l’inconciliabilità è sempre stata nettamente dichiarata. L’ultima nell’ ’83, è stata la "Dichiarazione sulla massoneria" elaborata dalla Congregazione per la dottrina della fede e approvata dal pontefice Giovanni Paolo II. Basta leggere a pagina 74 del libro-intervista di papa Ratzinger, La luce del mondo. Il papa si esprime chiaramente sul compito della Chiesa nel portare avanti i cambiamenti storici: avvicinarsi a ciascuno, coinvolgerlo, mettere in azione la sua coscienza perché i rivolgimenti sociali abbiano davvero un futuro concreto e positivo. Conclude: "Sta qui il compito Chiesa: essere vicino a ciascuno per coinvolgerlo nella libertà". Esistono appartenenze individuali, ma qui entra in ballo la responsabilità personale, non si può assolutamente generalizzare».

 

Dalla lista dei coinvolti alla P4 si vede la trasversalità degli aderenti a questo progetto. Gli ambienti interessati sono i più vari: politica, economia, corpi militari, giustizia…

«La regola di reclutamento massonico prevede una trasversalità simile: prende di mira tutti gli ambienti e li catalizza in un progetto, è la sua tipica strategia di azione. Naturalmente non affilia uomini comuni, ma coinvolge le classi dirigenti, affidando a pochi, mai sottoposti a controlli democratici, il governo di molti. Ora se i compiti affidati alle classi dirigenti non sono sotto la vigilanza dal popolo, questi responsabili, questi “capi”, questi “rappresentanti” stipulano dei patti tra di loro che possono diventare illeciti.

Ora le classi dirigenti, di istituzioni diverse, sono naturalmente chiamate a "colloquiare" tra loro per progetti nazionali, internazionali, tutto ciò è previsto dalla Costituzione, ma questi contatti non si possono risolvere in patti "di interesse parziale" che non siano, cioè, a favore di tutti: io ti do una fornitura idrica, ad esempio, e tu mi dai il nove per cento del guadagno; oppure tu mi dai un parco demaniale per fare un aeroporto e io ti ricompenso adeguatamente. Le persone coinvolte in queste logge deviate, se trovate effettivamente colpevoli dalla magistratura, vanno poi allontanate dai pubblici incarichi, perchè piegano l’istituzione, bene comune di tutti, ai propri interessi. Ma il "senso dello Stato" va richiesto non solo ai dirigenti, deve essere patrimonio di tutti, di tutti noi, affinché vigiliamo su chi ha in mano del potere pubblico. E
penso alle banche, ai politici, alla gestione dei beni. Anche il popolo può rompere il delicato equilibrio democratico se non vigila.

Esiste un antidoto o una medicina a questi meccanismi?
«Una cultura democratica è l’antidoto alle deviazioni del patto istituzionale, senza il quale il terreno diventa fertile per questi
ricatti. Diceva Shirin Ebadi, donna avvocato iraniana e Nobel per la pace: “La democrazia è un fiore che va innaffiato quotidianamente”. In Italia, si pensa che la democrazia sia qualcosa di acquisito e di dato, ma in realtà se si perde lo spirito di partecipazione democratica, la democrazia diventa un esile meccanismo solo formale. Essa invece va nutrita con i verbi "controllare", "partecipare", pensare e non con mandati elettorali consegnati una volta per tutte.

L’antidoto poi nasce nel volontariato, in tutte le associazioni dei cittadini, nelle comunità ecclesiali, che si debbono far carico della democrazia, facendone, giorno per giorno, una questione di popolo. Ci vuole una Costituzione vibrante, viva. Certo la giustizia deve fare il proprio corso per accertare le violazioni di legge, ma non basta. Ci vuole la sostanza, la partecipazione. In tal senso un segnale sono stati i sindaci eletti, dopo la designazione nelle primarie o gli stessi esiti referendari. Sembrerebbe che questa ennesima P4 sprofondi nuovamente l’Italia, ma occorre invece saper leggere anche la contemporaneità di questi segnali positivi di rinnovamento».
 

 

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