L’incertezza governa la Grecia

Un voto estremamente frammentato che rischia di far tornare alle urne gli elettori. Spiazza la vittoria e la conferenza stampa del partito neonazista
Grecia

Mestizia e sfiducia governano in questo momento le piazze greche. I risultati delle urne all’insegna della frammentazione avevano già messo in allarme i leader dei partiti e la gente comune: formare una coalizione di governo tra un coacervo di interessi particolari e di rappresentanze – alcune mai entrate in Parlamento – sembrava un’impresa non da poco. E tale si sta rivelando, perché dopo il fallimento del primo giro di consultazioni affidato ad Antonis Samaras di Nea Dimocratia, il partito conservatore che aveva ottenuto il maggior numero di consensi, con un risicato 19 per cento, ora è la volta del leader di Syriza, la sinistra radicale di Alexis Tsipras.
 
«Nessuno riuscirà a formare un esecutivo stabile – commenta una giornalista del canale nazionale –; le percentuali di consenso dei partiti sono troppo piccole ed è difficile accordarsi, anche perché molti hanno giocato la carta del populismo antieuropeo e non potrebbero mai fare patti con chi invece lavora per restare in Europa». «Dalle urne i greci sono usciti sconfitti», è la dichiarazione di Theodoros Kondidis, direttore della rivista “Orizzonti Aperti”.
 
I risultati elettorali suonano come una condanna per i governi guidati da Pasok, per la prima volta fuori dall’esecutivo dal 1954. Ma è la politica in generale a uscirne a pezzi, come la stessa adesione all’Unione europea. La sinistra di Tsipras, vera vincitrice delle consultazioni, ha visto aumentare il suo consenso del 300 per cento usando la propaganda antieuropeista, e anche il partito degli indipendentisti greci, arrivato quarto e nato dalla scissione di Nova Democratia, ha basato l’intero progetto politico sulla retorica nazionalista.
 
«Il paese in questo momento ha bisogno di unità, ma all’orizzonte non si intravedono possibilità di collaborazione e si rischia di aggravare la già pericolosa situazione sociale – prosegue Kondidis –. Non c’è coesione politica e non si vede una coesione sociale, quindi siamo proprio sul baratro». Si respira grande inquietudine.
 
La rabbia verso le misure di austerità imposte dall’Europa è crescente e la retorica insistente sull’antieuropeismo è anche a base dell’affermazione dell’estrema destra, xenofoba e vicina alle idee naziste. Con 21 deputati al Parlamento il partito Chrysi Avgi siederà per la prima volta nel palazzo che rappresenta il Paese. «La gente non li conosceva sufficientemente – prosegue la giornalista greca –. Sono violenti e poco rispettosi. Non posso credere che i greci abbiano dimenticato le sofferenze inflitte dal nazismo. In conferenza stampa – prosegue – hanno intimato ai giornalisti di alzarsi in piedi per salutare il loro presidente. Chi si è rifiutato di farlo è stato allontanato dalla sala: nessun rispetto della democrazia e del pluralismo».
 
Il Paese è nello sconforto: in giugno scadranno molti titoli di Stato e bisognerà pagarli ricorrendo ancora una volta a un prestito dell’Unione europea; tutto questo mentre il Pil in questo mese è sceso del 5 per cento e lo spettro di nuove elezioni si affaccia con insistenza.
 
La Chiesa ortodossa, durante l’intera campagna, ha mantenuto il riserbo dedicandosi invece alle opere caritative che ha dovuto notevolmente incrementare a seguito della crisi: ha scelto di scendere sulla strada per assistere le migliaia di persone che, in questi mesi, hanno davvero perso tutto, mentre la politica non è più in grado di garantire neppure un tetto e un pasto ai suoi stessi cittadini.
 

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