Libertà di fedi, culture e politica

“Non dimentichiamoci di Dio“: il nuovo libro di Angelo Scola presentato all’Auditorium di Milano in un gremito dibattito con D'Agostino, De Bortoli, Ferrara e Mauro.
Presentato a Milano l'ultimo libro del cardinale Scola

Non dimentichiamoci di Dio. Libertà di fedi, di culture e politica (Rizzoli, 128 pagine, 9.99 euro) è il titolo del nuovo libro del Cardinale Scola, presentato all’Auditorium di Milano gremito per il dibattito tra Francesco D’Agostino (giurista ed editorialista di Avvenire), Ferruccio de Bortoli (direttore del Corriere della sera), Giuliano Ferrara (direttore de Il Foglio) ed Ezio Mauro (direttore de la Repubblica), moderati da Massimo Bernardini.

L’occasione di riflessione sull’articolato tema della libertà religiosa – che Scola ha introdotto in occasione del Discorso alla Città per la Festa di Sant’Ambrogio 2012 –, si è allargata con i contributi dei relatori. Ognuno  ha segnalato i passi del volume che più l’avevano colpito, aggiungendo notazioni personali o accenni agli avvenimenti nazionali. L’arcivescovo ha precisato che «non esiste in Europa una società civile vitale come quella italiana, ed è doloroso che le istituzioni non riescano a interpretarla operativamente sul piano legislativo e di governo».

Nel suo intervento De Bortoli ha rammentato come la libertà religiosa sia l’elemento più fragile, invasivo e anche temibile nello Stato moderno e democratico, ricordando la necessità di valorizzare la cultura dell’ascolto e la «qualità del dibattito» tra Giorgio La Pira e Concetto Marchesi nella Costituente, citato da Giorgio Napolitano nel Cortile dei Gentili con il cardinale Gianfranco Ravasi ad Assisi lo scorso ottobre.

Ferrara ha sottolineato, nell’opuscolo a sfondo teologico sottilmente pastorale, i passi in cui si rileva come nei Paesi avanzati a democrazia liberale il conflitto non sia più tanto fra sostenitori delle diverse fedi, ma tra lo Stato che vuole secolarizzare integralmente la società e i portatori di una fede rivelata. Nel suo intervento Scola ha poi ribadito come preferisca parlare di «dialogicità, che può certo arrivare anche a una dialettica, ma non userei la parola conflitto…».

Il direttore di Repubblica ha ricordato come l’Editto di Milano, con cui Costantino nel 313 d.C. sancì la libertà religiosa e la nascita dello Stato laico, sia un’anticipazione della modernità, apprezzando la citazione di Giovanni Paolo II («la dimensione socio-politica non può essere l’orizzonte esclusivo della persona umana»).

Oltre duemila le persone intervenute, alle quali il cardinale si è rivolto così: «Vi faccio una piccola confidenza: dopo Natale ho cominciato ad avere una percezione dolorosa della situazione dell’Europa, anche delle Chiese europee, come di una grande stanchezza, di una incapacità a reggere al compito che tocca all’Europa. Io non sono di quelli che credono che basti la grande giovinezza della Chiesa latinoamericana o delle Chiese africane: è necessaria, ma non basta. C’è una complessità della realtà, che l’Europa si porta sulle spalle da tanti secoli. Poi sono arrivati questi fatti per me veramente provvidenziali: la rinuncia di Benedetto XVI, con lo Spirito che ha come “aggirato” la situazione, senza prenderla frontalmente. Con l’elezione di Papa Francesco, dopo la straordinaria e intelligentissima umiltà di Papa Benedetto, lo Spirito ha immesso questo grande fattore di speranza e novità, mettendo ora sulla cima la figura del nuovo Pontefice come un’attuazione di ciò che lo stesso Benedetto aveva chiamato la “necessità di una speranza affidabile”».

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