L’Europa boccia il carcere di Busto

La denuncia del sindacato autonomo di polizia penitenziaria: è l'intero sistema che deve essere rivisto, non sono solo i detenuti a vivere un forte disagio, ma anche il personale della casa circondariale

Le condizioni in cui vivono i detenuti dell’Istituto di pena di Busto Arsizio sono state definite dalla Corte europea dei diritti umani “inumane e degradanti”. Causa il sovraffollamento, nella casa circondariale bustocca i detenuti erano infatti rinchiusi a gruppi di quattro in celle di nove metri quadri.

Il penitenziario ha una capienza di 170 posti e una tolleranza che arriva a 297. Ma i reclusi sono 399 e i problemi provocati dal sovraffollamento determinano condizioni di vita vergognose. In alcuni reparti manca l'acqua calda, la carta igienica, in altri reparti non hanno sufficiente illuminazione. Tutti motivi, questi, che hanno fatto dire ai magistrati di Strasburgo che l’Italia – oltre a porre fine a questo disagio entro un anno – deve pagare a sette detenuti un totale di 100mila euro per danni morali.

La Casa circondariale per la sua collocazione, vicino allo scalo di Malpensa, in questi anni è diventata la porta d'ingresso nel nostro Paese per molti stranieri che, sbarcati dall'aereo, vengono ammanettati per diversi reati. «In queste condizioni diventa difficile operare. Occorre una revisione del sistema giuridico che preveda misure alternative a reati di poco conto»: è quanto afferma Alfonso Greco, delegato lombardo del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria.

Il disagio secondo Greco non è solamente vissuto dai detenuti, ma anche da tutto il personale della casa circondariale dove, ad esempio, gli agenti di polizia sono 225 mentre dovrebbero essere 287. Il numero insufficiente di agenti ha fatto sì che le sezioni fossero mescolate. Detenuti per reati comuni, dunque, sono stati incarcerati insieme a tossicodipendenti, mentre una sezione è stata riservata ai collaboratori. Nel 2011 era stato previsto un ampliamento, al momento ancora solamente nei progetti. O forse no, stando a quanto afferma Orazio Sorrentini, il direttore del carcere, per il quale: «i lavori non verranno mai effettuati. L'ampliamento è stato sacrificato sull'altare della spending review. Sono tempi difficili: abbiamo minori sovvenzioni, nonostante questo, recentemente abbiamo inaugurato un laboratorio di panificazione».

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