Lettera al direttore sul perdono

Non si tratta di relativizzarlo e banalizzarlo, ma di consegnarlo a tutti coloro che, con cuore pentito e penitente, in ginocchio, lo domandano.
perdono

Caro Michele, grazie del tuo articolo, misurato e al tempo stesso di grande sapienza spirituale. Come tu hai ricordato, il papa estende quanto aveva concesso nel tempo giubilare e cioè la facoltà a tutti i preti di assolvere il peccato di aborto.

 

Dice il papa: «Vorrei ribadire con tutte le mie forze (cfr. libro del deuteronomio) che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine ad una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre. Ogni sacerdote, pertanto, si faccia guida, sostegno, conforto, nell’accompagnare i penitenti di questo cammino di speciale riconciliazione».

 

Non si tratta di relativizzare e banalizzare il perdono di Dio, ma di consegnarlo a tutti coloro che, con cuore pentito e penitente, in ginocchio, lo domandano. Dio dona sempre e dona a tutti il suo perdono e rende visibile che il perdono è più forte della morte. Per questo Gesù crocifisso dona il perdono dalla croce, perché la croce è il prezzo del perdono.

 

Il porre fine alla vita innocente è il vero scandalo di oggi. La cultura dello scarto uccide gli innocenti, i bambini innocenti, la vita innocente. Ma la guerra e l’economia uccidono ancora di più, senza neanche chiedere permesso. Questo avviene nelle nostre periferie, ferite e abbandonate, piuttosto che nel mar Mediterraneo, che sulle frontiere della guerra in Medio oriente, che sui bambini innocenti di Aleppo, che al cuore dell’Africa

 

Di fronte alla cultura dello scarto bisogna costruire una cultura del perdono, in cui le vittime perdonano i carnefici, creando le condizione di una cultura della riconciliazione capace di ricomporre i popoli e di unire i cuori, disarmando l’odio e la vendetta.

 

Solo seminando il seme del perdono con abbondanza, come l’uomo della parabola, che è Gesù stesso, impareremo a fare del perdono la via per eccellenza del nostro povero vivere da credenti.

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