L’estate d’inverno

Dentro una stanza in un motel di Copenhagen rivivono le storie dei protagonisti, quasi un viaggio dentro l’amore
L'estate d'inverno

Un film molto parlato, dentro la camera di un motel a Copenhagen. Christian, 19 anni (Fausto Cabra) si trova con la prostituta Lulù (Pia Lanciotti). La pagherà ancora se per un’ora potranno solo parlare. Da questo momento – è l’inizio del film girato in tempo reale, la stanza diventa ricerca di un dialogo affannoso, anche drammatico.

 

Un’estrema sobrietà di immagini, primi piani di volti e di pareti claustrofobiche, ma lo spettatore non è angosciato. Invece, i racconti degli “abbandoni” che queste due persone, sconosciute tra loro fino a qualche ora prima, hanno subito, divengono storie di anime affamate di amore. Lui che va in cerca della madre che l’ha lasciato, lei che ha abbandonato il bambino.

 

Le due storie, diventano, nel racconto e nella fatica anche violenta di esprimersi, un viaggio tra le diverse sfumature dell’amore che questo film intenso e dolente, ma con un finale positivo, riesce a dipanare. Il giovane regista ventitreenne, dice infatti di “ non amare le conclusioni negative”, perchè nella vita una speranza ci deve essere. Lei tornerà a prendersi il bambino e lui proseguirà a cercare la madre. L’inverno danese diventa allora una estate di amore. Un piccolo film, prodotto da una casa indipendente, acerbo in alcune parti, ma di una intensità notevole se si pensa che è l’opera prima di Davide Sibaldi. Scritta a diciott’anni è già vincitrice di parecchi premi.

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