Le fondamenta di un «nuovo Risorgimento»

Le frontiere del lavoro e del Sud, la politica e il federalismo, il senso civile e cristiano alla presentazione nell’aula Pio X, a Roma, de Il nostro Sud per Città nuova di mons. GianCarlo Maria Bregantini
Giancarlo Bregantini

Guardare con obiettività al nostro Paese, non tacendo sugli errori ma con l’attenzione costante ai drammi della gente, penetrando l’anima di un popolo nei suoi bisogni. E ancora la fallacità del federalismo deficitario quanto a fraternità – e sotto gli occhi di tutti in questi giorni dell’emergenza di Lampedusa – e la piaga del lavoro nel Mezzogiorno.

 

Queste le trame fitte dell’incontro denso di temi affrontati alla presentazione del libro Il nostro Sud in un Paese (reciprocamente) solidale, alla presenza dell’autore, mons. GianCarlo Maria Bregantini (nella foto). Interlocutori d’eccezione per la presentazione nella serata del 30 marzo – presso la sala San Pio X in Vaticano con l’attuale arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano –, il giornalista Rai Gianni Bianco, il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini e l’alto funzionario della Presidenza del Consiglio Iole Mucciconi.

 

«La media nazionale di disoccupazione che in Italia tocca il 30 per cento – ha ricordato Gianni Bianco, volto noto della Rai intervenuto come moderatore –. Al Sud le cifre salgono vorticosamente al 50 per cento, facendo presagire una situazione pre-esplosiva». A fare da contrappeso a questo quadro desolante, è stato in questi anni l’esempio di mons. Bregantini che – poco dopo la nomina come vescovo di Locri-Gerace –, aveva iniziato a lavorare con la gente del posto a progetti come la cooperativa “Policoro” in una terra considerata “difficile” – dove alla complessità della situazione del Mezzogiorno si aggiunge il dramma della legalità –. E il ricordo, dopo anni, è quello di una ventata di valori positivi, di una Chiesa ispirata ed esposta in prima linea ad investire sul capitale umano e sociale.

 

Di forte richiamo al dialogo durante la serata è stato anche la strettissima attualità di queste ore, con il caso di Lampedusa, banco di prova per il federalismo. «La latitanza delle regioni denuncia che questo federalismo, se c’è, non pare solidale – ha sottolineato Iole Mucciconi dirigente di Palazzo Chigi –. Mi hanno raccontato che un migrante marocchino ha detto: “Lampedusa ha il cuore grande, gli italiani il cuore piccolo”». Un federalismo che ha mostrato la sua fragilità perché – come ha sottolineato mons. Bregantini –:«L’identità è l’io, il tu è la relazione e il noi è la comunione. L’identità va salvata, ma va anche costruita una reciprocità solidale. Ho lavorato nelle fabbriche di Porto Marghera da studente, i problemi non vanno elusi, ma affrontati».

 

Ma qual è allora il nuovo scenario che può aprirsi per un Paese attanagliato nelle maglie di tipo politico, sociale e morale e che da poco ha celebrato i 150° dell’unità? Sicuramente la risposta può venire da quanto ha auspicato la stessa Iole Mucciconi parlando di «nuovo Risorgimento», di un impegno rinnovato che richiami da più parti i cristiani, senza dimenticare in questo tempo una buona dose di «umiltà – come ha ricordato lo stesso presule –, l’unica risorsa capace di cambiare la paura in speranza».

 

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