Le allegre comari di Windsor

Al Teatro Eliseo della Capitale Leo Gullotta, diretto da Fabio Grossi, si è trasformato nel satiro Falstaff fra risa, pastette, fate e folletti
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Appena entrati in sala si è subito conquistati dalla quarta parete, quel muro immaginario posto di fronte al palcoscenico, attraverso il quale il pubblico osserva l’azione. Maestoso ed oscuro appare come un’antica copertina di un volume pregiato dal quale svettano, luccicanti, i caratteri dorati che compongono il titolo dell’opera.

La pièce shakespeariana si rileva essere sempre estremamente attuale, raccontando un variegato ventaglio d’umanità. S’intrecciano, infatti, le vicende del bonario benestante con quelle del meschino geloso, lo scaltro pedante, il servo scimunito, il pavido baciapile, il tronfio bottegaio e l’antipatico saccente. Protagoniste indiscusse sono però le donne che trionfano su tutto con furbizia e lungimirante intelligenza.

In questa versione, prodotta dal teatro Eliseo, la storia è rafforzata da una partitura musicale composta da Germano Mazzocchetti, compagno d’avventura di Grossi, e Leo Gullotta, che sottolinea di volta in volta, i momenti comici, grotteschi e romantici con temi incalzanti, spiccati e pizzicati.

Lo sberleffo è uno degli ingredienti dominanti e il perfetto collante tra i caratteri che interagiscono sulla scena. Nel mezzo dell’intreccio svetta la figura di Falstaff: il diverso, per stessa ammissione di Gullotta. Un personaggio ai margini, un crapulone ma con una qualità suprema che lo contraddistingue: l’onestà di ammettere quello che è, senza nascondersi.

Questo spettacolo è senza ombra di dubbio controcorrente e nobile è l’impegno profuso, anche in termini di stile e partnership economica, da tutto lo staff tecnico ed artistico composto da più di venti elementi. Il successo è dovuto al non aver rispettato le logiche di mercato che talvolta impongono tagli restrittivi, ma all’aver creduto nelle nuove leve – artisti bravi e preparati – ed ad un tipo di intrattenimento conturbante ed avvolgente, con una particolare attenzione al valore ed alla qualità del testo.

Questa scelta voluta con forza è stata, infatti, premiata con un ottimo consenso di pubblico registrando, in due anni di tournée, ovunque il tutto esaurito con quasi novantamila presenze.

Bellissima la scenografia di Luigi Perego che ha realizzato per lo spettacolo una gigantesca statua meccanica con le fattezze della regina Elisabetta I che come un deus ex machina assiste impassibile allo spettacolo. Mezz’ora di applausi per tutto il cast ed in particolare per Leo Gullotta che riesce con maestria nel travestimento. Al termine dello spettacolo una grande mole di pubblico si è fermata nei camerini per congratularsi di persona con l’attore catanese sempre molto disponibile, in particolare una ragazza non vedente alla quale Gullotta ha espresso immensa gratitudine con un abbraccio.

La produzione di via Nazionale è già pronta a riservare al pubblico un altro Shakespeare per la prossima stagione con la stessa squadra vincente.

Le allegre comari di Windsor sono state in scena al teatro Eliseo fino a domenica 13 maggio.

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