L’antimafia personale

In un'estate in cui la criminalità non è andata in vacanza, una parte della cittadinanza testimonia l'importanza dell'impegno personale per contrastarla.
antimafia
Mentre i personaggi posti ai vertici della politica e dell’economia nazionale discutono e combattono arroccati nelle rispettive posizioni per dirimere i conflitti estivi, ben altri vertici, quelli mafiosi, agiscono e uccidono. Fatti e non parole. La mafia di certo non va in vacanza. Nella Calabria ionica in 12 mesi sono state uccise 21 persone. Sul litorale di Soverato nella settimana di ferragosto è stato ucciso un uomo di 40 anni mentre era in spiaggia con moglie e figlio, in mezzo ad altri bagnanti. A Reggio Calabria attentati intimidatori si susseguono a ritmo incalzante nei confronti dei magistrati più impegnati sul versante del contrasto alla ‘ndrangheta.

 

Sembra che ci stiamo abituando a queste notizie. I giornali locali riferiscono gli ultimi episodi come se descrivessero una fotografia in bianco e nero, senza esprimere commenti di condanna verso una situazione che invece è davvero gravissima. Siamo forse giunti al punto di non indignarci più? Per fortuna qualcuno ancora scende in piazza: a Reggio Calabria sono in 300, sotto l’insegna di Libera, per manifestare solidarietà al procuratore generale Di Landro. Ma occorre tenere alta la soglia dell’indignazione, della fatica di vivere nell’onestà e nella denuncia delle illegalità pure in regioni in cui c’è “il morto quotidiano” per mano della mafia. Ben vengano tutte le iniziative, anche le più piccole, per sostenere quell’antimafia personale, interiore, che ogni cittadino deve tenere ben allestita dentro di sé prima ancora che pretenderla dallo Stato e dalle istituzioni.

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