L’alfabeto del lunedì

Protagonisti, storie e imprese sportive del weekend
Simon Gerrans

Salutando l’inverno, la settimana riparte. I negozi riaprono i battenti, gli uffici cominciano a produrre a pieno regime e la vita si rianima più o meno freneticamente, se mai ha visto un momento di riposo, in questa moderna italianità di lavoro festivo. Tra un caffè, le pagine del giornale e il pensiero dei giorni che verranno, il lunedì si ritaglia di serie, come per le auto, il ruolo di “menestrello cantastorie” del weekend.
 
Basta un po’ di fantasia, creatività o fanciullesco realismo ed eccoli lì, messi in rima o in riga come le lettere dell’alfabeto, i piccoli grandi eroi sportivi del fine settimana. Ognuno con la sua favola da raccontare, tra giocoleria, stornelli, ballate e avventure da leggenda.
 
“A” di Alonso. Sul circuito di Albert Park a Melbourne, in Australia, ieri ha preso il via il campionato mondiale di Formula 1. Il più lungo di sempre nella storia della massima serie dell’automobilismo. Venti tappe con relative contraddizioni, basti pensare che il Gran Premio australiano, pur essendo il più seguito della stagione con 150.000 presenze il giorno della gara, rischia di uscire dal circus a causa del bilancio ogni anno inesorabilmente in rosso.
Rosso che è il marchio di fabbrica in casa Ferrari. Il volante è quello di Alonso,  colore verde speranza, che nutre e incoraggia i pensieri di tutti i tifosi e della scuderia di Maranello in primis. «Dopo il dodicesimo posto in qualifica, il quinto posto in gara è una bella sorpresa – ha commentato il pilota iberico – ma la priorità numero uno è migliorare ed essere più veloci». Della serie: «Chi si ferma è perduto». Speriamo non in pista…
 
“G” di Gerrans. Ritorna l’Australia, questa volta sotto un’altra veste, quella del trionfo in bicicletta. Simon Gerrans, 31 anni, viene dalla terra dei canguri e sabato, per non tradire le sue origini, è saltato sul gradino più alto del podio della 103ª edizione della Milano-Sanremo, classicissima di primavera. Una vittoria di spessore, dopo un inizio di stagione che ha visto Gerrans tra i principali protagonisti. Sempre davanti nelle corse che contano, sempre dietro, però, quando l’avversario da battere è Alejandro Valverde, corridore spagnolo rientrante da una squalifica per doping.
 
Questa volta il destino del secondo posto ha scritto il nome di Fabian Cancellara, la “locomotiva di Berna”. Lo svizzero del team RadioShack, ha attaccato a pochi chilometri dall’arrivo sbaragliando la concorrenza, trainando poi fino al traguardo a una velocità da capogiro altri due vagoni: il nostro Vincenzo Nibali, ottimo terzo, e Simon Gerrans, che nel finale ha fulminato allo sprint il corridore elvetico. «Sono deluso perché sul traguardo non sono riuscito a passare per primo – ha dichiarato Cancellara ai microfoni di Marco Pastonesi della Gazzetta dello Sport – ma questo è il ciclismo. E questa è anche la vita. Non è vero che il mondo è dei furbi. Il mondo è di chi dà tutto ciò che ha». La fortuna, in fondo, è una ruota che gira. Gerrans docet!
 
“I” di Italrugby. Sabato a Roma, nell’ultima giornata del Sei Nazioni, gli azzurri della palla ovale hanno battuto la Scozia in uno stadio Olimpico gremito all’inverosimile. 13-6 il risultato finale, denso d’orgoglio e spirito di squadra, prima vittoria nel torneo 2012 e cucchiaio di legno evitato.  Meglio non accumulare troppa posateria…
 
“S” di Schwazer. Ieri il campione altoatesino, ha segnato il nuovo record italiano nella 20 chilometri di marcia, vincendo il Lugano Trophy con il tempo di 1h18'24", sesto tempo mondiale assoluto. Per dirla con le stesse parole pronunciate da Schwazer nel 2008: «Non sono felice perché ho vinto, ma ho vinto perché sono felice».
 
“Z” di Zanardi. Il pilota bolognese, vittima nel 2001 di un grave incidente durante una gara di Formula Cart  che gli ha causato l’amputazione di parte degli arti inferiori, ha vinto la Maratona di Roma in handbike. Ieri, con l’umorismo che da sempre lo contraddistingue, Alex ha dichiarato a caldo subito dopo l’arrivo: «Almeno posso dire che non mi fanno male i piedi! Dedico la vittoria a tutti i ragazzi disabili che non hanno ancora scoperto l’handbike e che pensano che l’unica cosa da fare sia stare davanti alla tivù a giocare con il telecomando».
 
 

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