La Sardegna allagata chiede aiuto

Olbia, Torpè, Arzachena e Uras: abbiamo raccolto le voci di chi è stato travolto dai venti e dalle piogge portate da "Cleopatra". Si lavora per aspirare acqua e fango, mentre cresce la conta dei morti: al momento sono diciotto
Alluvione in Sardegna

Riprende a piovere nella Sardegna occidentale. La tregua non è durata tanto, solo alcune ore. Mentre un’altra allerta meteo provoca paura e sconforto nei paesi già colpiti dal ciclone Cleopatra,  questa mattina si lavora per sgomberare le strade dall’acqua e dal fango. Forza di volontà e solidarietà: queste le caratteristiche di un popolo che, nella tragedia, si rialza e fa fronte alle avversità. Diverse le situazioni nei luoghi più colpiti dalla furia dell’acqua. Abbiamo raccolto delle testimonianze da Olbia e Arzachena in Gallura, da Uras nell’oristanese, da Torpé sulla costa nuorese.

Olbia. Mondina: «Ieri è iniziato a piovere verso le 4 e mezzo. Fino alle 5 e mezzo sembrava tutto regolare. Poi in un batter d’occhio si è inondato tutto e l’acqua è arrivata in un’ora a 2 metri e mezzo. Abbiamo chiamato i soccorsi ma con così tanta acqua non potevano neanche arrivare. Un gruppo di soccorritori è passato con un canotto e ha fatto salire tutte le persone al primo piano dei palazzi. Alle 8.00 l’acqua si è calmata. A quel punto ci siamo resi conto della situazione pazzesca che si era creata: ci si affacciava dai balconi e si vedeva solo acqua. Tutte le macchine erano scomparse. Alle 10.00 di sera il livello dell’acqua ha cominciato a scendere. Stamattina si sono contati 9 morti. In alcune zone si sta ancora lavorando per aspirare l’acqua, in altre parti è calata durante la notte lasciando solo fango».

Torpè. Silvia: «Mia madre, anziana, non si ricorda di aver mai visto un tempo così. La situazione è drammatica, ci sono stati 5 morti non ancora identificati. Questa notte il paese è rimasto isolato perché sommerso da due metri d’acqua. Solo gli elicotteri riuscivano a monitorare la situazione. Ora stanno evacuando tutte le persone perché c’è il pericolo del crollo della diga Maccheronis sul fiume Posada. Per fortuna oggi la giornata è iniziata col sole e si riusciva a entrare in paese da alcuni accessi. Da altri è proprio impossibile».

Uras. Rosa: «Il paese è in una situazione disastrosa. San Salvatore, Sant’Antonio e via Emilio Lussu sono le zone più colpite. L’acqua ha buttato giù serrande e vetrine dei negozi. Una signora è morta annegata in un garage. A parte la zona alta, l’acqua è entrata improvvisamente in quasi tutte le case al pianterreno del paese. Ieri ero in garage quando ho visto l’acqua entrare velocissima e sono scappata. In alcuni scantinati è arrivata fino al soffitto. Questa mattina molti volontari, i pompieri e la protezione civile stanno lavorando per far fronte alla situazione. In alcune parti manca la corrente e l’acqua. Siamo preoccupati: ha già ripreso a piovere tanto». 

Arzachena. Alessandro: «Ieri abbiamo vissuto forti momenti di panico. Probabilmente la diga è stata aperta o l’acqua ha superato il limite e in cinque minuti il fiume si è ingrossato e ha colpito il paese. Io ero in una casa dove l’acqua ha raggiunto il metro e mezzo. È successo verso le 18.00 e la situazione si è stabilizzata di colpo alle 20.00, quando ha terminato di piovere e si è abbassato il letto del fiume. Ci sono stati 4 morti: una famiglia di brasiliani che per cercare riparo si è chiusa nello scantinato. Sono affogati tutti. Ho assistito a scena apocalittiche: macchine portate via dall’acqua fuori dal paese, gente rimasta attaccata agli alberi. Adesso con l’amministrazione stiamo presidiando le zone a rischio, soprattutto l’uscita del paese e le campagne per far fronte al nuovo peggioramento del tempo. Dobbiamo ancora capire se ci sono ulteriori dispersi. Tantissimi i danni: la furia dell’acqua in alcune zone è arrivata a colpire anche i primi piani delle case».

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