La provocazione dell’incompiuto

Lo scheletro in cemento di un teatro, di un ponte, di uno stadio può essere opera d’arte? Architetti, semiotici e giuristi dal nord al sud hanno ideato un festival per riflettere sull’uso delle risorse pubbliche e su uno stile architettonico che si è imposto nel Paese.
Campo di polo Giarre

Avreste mai pensato che la diga Ravedis di Pordenone, l’istituto elioterapico di Vicenza, l’ospedale di Benetutti (Ss) sarebbero diventate opere d’arte? E che sarebbe persino nato un festival dedicato a questi scheletri di cemento sparsi su tutto il territorio italiano? La provocazione nasce da un gruppo di giovani artisti, architetti, giuristi, semiotici che a partire dal 2004 in giro per l’Italia ha rilevato oltre 600 opere pubbliche incompiute sparse in tutte le regioni. Hanno volutamente tralasciato le polemiche legate allo sperpero di danaro pubblico, senza però dimenticare. Un gruppo di lavoro quello di Alterazioni Video, che ha voluto proporre una lettura artistica e sociale di queste irrealizzate costruzioni.

 

Da qui l’idea di un Festival dell’incompiuto che dal 2 al 4 luglio aprirà i battenti a Giarre in provincia di Catania. Abbiamo incontrato gli ideatori per capire come una struttura in cemento armato e per di più incompiuta possa essere elevata ad opera d’arte.

 

«Tutto è nato durante una passeggiata in Sicilia, quando abbiamo visto che tante opere pubbliche incompiute avevano modificato l’aspetto del paesaggio, spiega Claudia D’Aita, praticante avvocato tra gli ideatori del progetto. In fondo potevano leggersi come risultato di un’unica politica del territorio che a partire dagli anni ’70 ha visto l’ingerenza di tanti privati nella progettazione di opere megagalattiche, con risultati spesso non fruibili da parte dei cittadini. E questo a Nord come a Sud».

 

Perché un festival e addirittura un parco dell’incompiuto? «Vogliamo che si torni a parlare di queste opere e vogliamo al contempo prendere le distanze da un passato che ci ha consegnato un territorio stravolto», continua Claudia. «Vorremmo suscitare gli interventi di artisti che rendano nuovamente fruibili queste strutture. Il parco sarà uno spazio diffuso che coinvolgerà tutte le regioni italiane e che costringerà a ripulire gli spazi, a ripensarli, a restituirli al cittadini e prima di tutto a farli conoscere» specifica Alberto Capparelli, tra i fondatori di Alterazioni Video. «Tanti non sanno neppure della loro esistenza perché distanti dal centro, ricoperti di palizzate e erbacce, ribadisce Claudia. Quando cominciamo i nostri tour la gente resta sbigottita, inizialmente dallo spreco, ma poi dopo il silenzio si inizia una valutazione estetica e dicono: “Guarda che bello, potrebbe essere usato per”».

 

Questo parco comincia dalla Sicilia, dove sono stati rilevati ben 275 progetti mai ultimati. Giarre in un certo senso si erge a capitale con 9 grandi opere mai consegnate alla città, tra cui un campo di polo, sport non certamente usuale nella regione. Si resta impressionati nel visitare la grande piscina olimpionica che doveva servire per le universiadi del 1997 o il teatro che ha assorbito risorse miliardarie senza mai essere completato. La natura ha preso il sopravvento sulla cavea facendo nascere un albero di fichi e un cactus di ficodindia colorati.

 

«Il paesaggio muta nel tempo -spiega ancora Andrea Masu, uno dei promotori del manifesto dell’incompiuto- e la natura ripopola ciò che gli appartiene. Emergono nuovi elementi e attribuire all’”incompiuto” un significato artistico e architettonico significa escogitare un altro modo di leggere questi posti».

 

«Non vogliamo puntare il dito solo sulle inefficienze,ne infliggere alla Sicilia altri luoghi comuni, precisa Claudia, che tra l’altro è originaria proprio di Giarre . La scelta di aver ospitato il festival implica una visione non solo problematizzata del territorio e di chi lo abita. ’ invece un riscatto coraggioso. Questo parco, poteva sembrare la follia di 5 milanesi e una siciliana e invece ha costretto anche le amministrazioni a riguardare diversamente questi luoghi e a restituirli alla gente.

 

E infatti dentro queste strutture nei giorni del festival si alterneranno dibattiti, visite,  performance artistiche tra cui quella dei Coloco, un gruppo di architetti paesaggisti francesi che spareranno muschio sulle pareti del teatro di Giarre, che avrà in tal modo una scenografia tutta naturale, senza doversi inventare delle quinte.

 

Dal festival partirà anche un progetto per adottare un metro quadro del parco dell’incompiuto. Una fondazione gestirà i fondi che saranno utilizzati per dare nuova destinazione alle opere abbandonate. I giovani artisti hanno anche ideato un manifesto dell’incompiuto e un osservatorio permanente che è diventato riferimento per il ministero delle opere pubbliche.

Riadattando un’espressione di Dostoevskij verrebbe da dire che l’incompiuto salverà il mondo? «No sarà sempre la bellezza – ribadisce Claudia. E saranno soprattutto le persone, la vera bellezza di tutti i luoghi anche quelli incompiuti».

 

Maggiori dettagli sul sito www.incompiutosiciliano.org

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