La prima coppia santa

Verso la conclusione del Sinodo sulla Famiglia, papa Francesco ha dichiarato santi Ludovico e Azelia, i genitori di santa Teresa di Gesù Bambino
Martin

Scriveva santa Teresa di Gesù Bambino (o di Lisieux) il 26 luglio 1897: «Il buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del cielo che della terra». Profondamente segnata dalla loro fede e dal loro fervore religioso, la giovane carmelitana patrona delle missioni (siamo nel mese ad esse dedicato) è la conferma che non di rado, alle origini della santità di una persona, v’è il vissuto autenticamente cristiano dei propri genitori.

Domenica 18 ottobre papa Francesco ha canonizzato quattro testimoni di Cristo: due di loro, un orologiaio e una merlettaia francesi, primi sposi ad essere dichiarati santi insieme dai tempi dei primi martiri cristiani, sono i genitori di Teresa. Queste le parole del papa: «I santi coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin hanno vissuto il servizio cristiano nella famiglia, costruendo giorno per giorno un ambiente pieno di fede e di amore; e in questo clima sono germogliate le vocazioni delle figlie, tra cui santa Teresa di Gesù Bambino».

Entrambi, prima di unirsi in matrimonio il 13 luglio 1858, avrebbero voluto consacrarsi nella vita religiosa, ma Dio aveva altri progetti su loro. Accolsero con gioia nove bambini. La prova dovuta alla morte di quattro di loro li rafforzò nella fiducia e nell’abbandono nel Signore. Sebbene tutti e due lavoratori, riuscirono a conciliare le esigenze delle attività commerciali con quelle della famiglia.
«Non vivevamo più che per i figli – scriveva Azelia il 4 marzo 1977 –. Questi erano la nostra felicità e non l’abbiamo mai trovata se non in loro. Tutto ci riusciva facilissimo. Per me era il grande compenso, perciò desideravo di averne molti per allevarli per il Cielo». E la figlia Celine: «Nostro padre amava molto i suoi figli. Egli aveva per noi una tenerezza tutta materna».

Aleggiava in famiglia il desiderio di santità. Ancora Azelia:«Vorrei farmi santa, ma non so da che parte incominciare; c’è tanto da fare che mi limito al desiderio» (lettera alla figlia Paolina, 26 febbraio 1876). Balzava agli occhi di tutti il loro reciproco amore: un amore semplice, rinnovato quotidianamente, capace di effusioni e di tenerezze, pronto al sacrificio. Due cuori che battevano sempre all’unisono, una vita annuncio della buona novella che Dio ci ama. Nella “piccola chiesa” che era casa Martin, i figli venivano educati con la parola e con l’esempio alla fede, alla collaborazione vicendevole, alla comprensione, al rispetto e alla correzione fraterna: ciò che favorì la vocazione di ciascuno.

Pur avendo da badare ad una prole numerosa, Ludovico e Azelia erano solleciti verso gli indigenti. Testimonia Celina: «Se in famiglia vigeva la legge della parsimonia, con i poveri si era generosi. Si andava alla loro ricerca, si invitavano a casa e dopo averli rifocillati, vestiti, si esortavano al bene. […] Un giorno, all’uscita della chiesa, incontriamo un povero. Mio padre lo invita a venire a casa con noi: gli offre da mangiare e gli dona tutto ciò di cui aveva bisogno. Alla fine, prima che andasse via, egli lo invita a darci la sua benedizione. Mio padre, io e Teresa ci inginocchiamo, lui ci benedice e poi va via». Sono esempi che rimangono impressi nei cuori giovani e li spingono al bene.

Dopo la morte dell’amatissima moglie a soli 46 anni, nel 1877, Ludovico si trasferì da Alençon a Lisieux con le quattro figlie superstiti. Una dopo l’altra, lo lasciarono poi per entrare in convento. Nel 1888, dopo la partenza di Teresa, la prediletta, iniziò per papà Martin il tempo del dolore: ricoverato prima all’Ospizio del Buon Salvatore a Caen e poi, colpito da paralisi, fu amorevolmente assistito in casa da Celina. Si spense il 29 luglio 1894 all’età di 71 anni.

Esempio luminoso di vita coniugale vissuta nella adesione alla volontà del Signore, nell’accoglienza e nell’educazione dei figli, nella realizzazione delle virtù umane e cristiane,
i coniugi Martin sono ora santi non perché hanno messo al mondo una grande santa, ma per aver vissuto santamente come coppia.

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