La posta del direttore

QUEL VALORE ASSOLUTO CHE È LA VITA Sono una vostra lettrice da poco tempo, ma sin dal primo momento attraverso i vari articoli e le testimonianze da voi riportate ho sentito una sintonia tutta speciale. Sento l’impegno nel sociale e quale educatrice nei confronti dei ragazzi avvertivo la necessità di cogliere i vari aspetti riguardanti un tema così delicato qual è la procreazione medicalmente assistita, ed ecco un giorno mentre questa mia esigenza diveniva un desiderio, giungermi Città nuova del 10 febbraio con l’inserto sulla tematica suddetta. È stato come venir fuori rinnovata. Tanti gli imput che circolavano, o per partito preso o per vari fini di creare confusione e false illusioni, ma ecco fra quelle righe la possibilità di riscontrare quel valore assoluto che è la vita!… E ancora capire come la scienza deve essere al servizio dell’uomo e il significato profondo del valore di ogni individuo al di là del deficit e del possibile stadio di sviluppo. Un sentito grazie quindi a tutti coloro che, collaborando, creano una società più giusta a favore degli indifesi, dei più piccoli. Giuseppina Rotondo Siracusa LA MORALE CRISTIANA E CAPEZZONE Mi pare che l’on. Capezzone, leader dei radicali, abbia esternato idee quantomeno strane sulla morale cattolica. Secondo lui i cattolici, quando entrano nell’urna, devono cessare di essere tali e ragionare secondo i princìpi della società civile. Non è che chiarisca bene quali siano questi princìpi, ma visto il contesto in cui è avvenuta la dichiarazione e i princìpi difesi dal suo movimento, mi pare non vi siano alternative: i cattolici devono schierarsi a favore della fecondazione assistita senza alcun limite, a favore dell’aborto, a favore del divorzio, a favore dell’utilizzo indiscriminato dei feti… tanto un feto di scimpanzé e un feto umano sono la stessa cosa. Questo è il classico referendum sui princìpi morali il cui esito, qualunque sia, non deciderà certo il destino del popolo italiano, perché, diciamocelo lealmente, quanti italiani si trovano nella effettiva necessità di ricorrere all’eterologia? Amenoché lo scopo sia un altro, in fondo non troppo sottinteso: usare l’eterologia per creare una superrazza, per togliere alla donna, in via definitiva, la fastidiosa pratica della maternità e all’uomo la necessità di collaborarvi responsabilmente. Duccio di Taro I cattolici, con la loro fede, con la loro cultura e con la loro azione, hanno contribuito grandemente alla fondazione della moderna democrazia nella quale viviamo; e contribuiscono, oggi, a mantenerla tale. Non serve che qualcuno ricordi loro la necessità dell’impegno civile, che viene praticato con costanza e consapevolezza. Nella campagna riguardante i referendum sulla procreazione artificiale i radicali si sono rivolti con particolare insistenza ai cattolici, nel tentativo di far credere che sarebbero cattolici autentici solo coloro che condividono le posizioni referendarie, profondamente contrarie alla dottrina cattolica. Non esistono argomenti razionali per sostenere questa posizione dei radicali, che si affidano, infatti, in questo caso, ad acrobazie che nulla hanno a che vedere col pensiero. Il loro intento è quello di dividere i cattolici dalla gerarchia ecclesiale, e di distribuire una pagella in base alla quale sarebbe un buon cattolico solo quello che disobbedisce. I cattolici hanno dato la migliore risposta a questa tattica, impegnandosi insieme in una grande campagna che ha saputo unire, ai principi della fede, quelli della ragione: questi ultimi sono stati usati nell’impegno pubblico, per la difesa dei diritti umani, con grande rispetto per la distinzione fra stato e chiesa. MUTAZIONI GENETICHE E NON SOLO Avendo visto in passato la vostra apertura sul tema dei cibi geneticamente modificati, vorrei segnalarvi lo studio della stessa Monsanto che certifica i danni da essi provocati (nel caso specifico dal mais). I cambiamenti riscontrati sulle cavie hanno portato alle conclusioni che il sistema di difesa immunitaria dei topi sia stato seriamente danneggiato oppure che il mais transgenico abbia provocato una distorsione tale nell’organismo simile a quella che potrebbe essere causata dalla presenza di un tumore. Vorrei segnalare inoltre che il principio di precauzione è da valutare su lunghi periodi. La relazione tra il maggior consumo di carni e i tumori intestinali la si è potuta valutare su una scala di 20 o 30 anni. Ma mentre le scelte in questo caso sono reversibili, come si può tornare ad un mais naturale se nel frattempo molte specie di mais sono scomparse?. Fabrizio Parente Effettivamente il problema delle mutazioni genetiche è più complesso di quanto possa sembrare, ed è giusto applicare ad esso il principio di precauzione del quale abbiamo parlato anche nel numero scorso, ricordando lo scienziato Rasetti che lo ha introdotto. Ciò vale ovviamente anche per tutte le sperimentazioni, oggi così di moda, sugli animali e sull’uomo, a cominciare dalla clonazione. GRAZIE A CHI MI HA DISTOLTO DAL FUMO Quando ero adolescente mi piaceva molto fumare e compravo le sigarette di nascosto. Mio padre, quando se ne è accorto, ha cercato di distogliermi con fermezza, facendomi ragionare. Così, grazie a lui, non ho preso il vizio del fumo, che ora sarebbe stato molto difficile togliermi. Per questo conservo tanta gratitudine per lui, perché mi ha liberato da un vizio che mi avrebbe recato danno, sia alla salute, che al portafoglio. E mi ritrovo ad essere una non fumatrice che può respirare tranquilla quando sta al lavoro e in qualsiasi luogo pubblico. Grazie, ministro Sirchia. M. Grazia – Roma Più volte abbiamo parlato su Città nuova dei mali prodotti dal fumo, talora anche con ironia, come nell’articolo di G. Discolo di cui lei parla in altra parte della lettera. Certo il fumo fa male e non ci stancheremo di ripeterlo. IN DIFESA DELLA VITA Voglio ringraziarvi per lo splendido lavoro che state facendo in difesa della vita. Un grazie particolare ad Antonio Maria Baggio. I suoi articoli sono chiarissimi e mi sono serviti per informare correttamente le persone. Grazie ancora di cuore e buon lavoro. Eugenia Bersani – Milano Ho scelto una lettera breve, fra le tante di questo tenore che ci sono arrivate, alcune anche molto dettagliate. Nell’impossibilità di rispondere a tutte, voglio però tutti ringraziare, riservandomi di ritornare sull’argomento nei prossimi numeri per rispondere a quei quesiti che rivestono un interesse durevole nel tempo. IPREZZI, I CITTADINI E IL GOVERNO Con la messa in circolazione dell’euro nel 2002, non appena allentata la guardia, sembrava che si fosse scatenata la bramosia di commercianti, artigiani ed altri lavoratori autonomi. Raddoppiò tutto. Da allora, non ci siamo più ripresi: salari e pensioni a terra e i prezzi liberi di svolazzare. A tre anni di distanza il presidente del Consiglio ammette la sconfitta: il governo non può controllare i prezzi: è una guerra persa. E lascia alle famiglie il testimone della lotta contro chi se ne approfitta, invitando i cittadini a dire no quando i prezzi sono eccessivi. C’è qualcosa di vero. Il consumatore italiano deve diventare sempre più un acquirente critico. Ma anche e soprattutto perché in quel momento sceglie, vota, approva mettendo un bene nel carrello, o disapprova lasciandolo sullo scaffale del supermercato. Però un presidente del Consiglio non se la può cavare così facilmente, lasciando tutto nelle mani dei cittadini. È vero che in un’economia di mercato l’esecutivo non ha la facoltà di imporre un livello dei prezzi, ma può orientarli, eccome! Attraverso la leva fiscale, la guida delle tariffe con la concertazione tra le parti sociali. Questa strategia si chiama politica dei redditi che significa appunto governo e composizione delle diverse spinte economiche. Nel 1993 l’allora ministro dell’Economia Carlo Azeglio Ciampi, assieme alle parti sociali, la mise in atto con un accordo che prevedeva moderazione della crescita salariale a fronte di rincari limitati dei prezzi alla produzione e al dettaglio, e delle tariffe. Erano previste anche sanzioni per quelli che non rispettavano i patti. Per più di un lustro il metodo ha in parte funzionato; poi, proprio all’arrivo dell’euro, questo metodo è stato abbandonato sull’onda dell’idea che il governo dovesse decidere tutto da solo. Ma non è mai troppo tardi, se davvero non si vogliono lasciare soli i cittadini a lottare contro i mulini a vento del mercato. Se il capo del governo convocasse un tavolo di confronto con le parti sodali, potrebbe forse riprendere in mano il governo dei prezzi. Giancarto Maffezzoli – Carda (Vr) Quanto da lei esposto mi pare ragionevole e praticabile. Ricordiamo quanto fu fatto da Ciampi nel ’93. Anche se allora non mancarono le lamentele, e il risultato fu solo parziale, tuttavia si dette l’impressione che i consumatori non fossero abbandonati a sé stessi. Cosa che invece è avvenuta con questo governo. Lei dice che non è mai troppo tardi per intervenire. Ce lo auguriamo. Anche se un altro proverbio sentenza che non serve chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Anche il governo dei prezzi, se ti scappa di mano, è molto difficile da riagguantare.

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