La posta del direttore

SE SON ROSE FIORIRANNO Il detto dice Se son rose fioriranno. Ma si sa che solo i santi possono far fiorire le rose in autunno e ben lo abbiamo visto nella fiction su santa Rita da Cascia! Ma in politica, anzi nell’attuale politica italiana, la tanto agognata azione di dialogo che sembrava ben orchestrata per il rapimento delle Simone era un altro fiore, ma non certo una rosa! Infatti sono rimasto un bel po’ spiazzato a leggere dichiarazioni al limite del farneticante da ambedue le parti, anche se alcune dal lato destro sembrano un po’ più colorate. Iniziando dalle due Simone, la Lega e An, anche se non hanno condiviso il mancato ringraziamento al governo e alla Cri, avrebbero potuto evitare di dire che il sequestro è stato una messa in scena, che le due ragazze dovrebbero restituire i soldi (ma non è il centrodestra che ha fortemente smentito pagamenti?) o che, novelle vispe terese/simone (come titola Libero) possono tornare da dove son venute in silenzio senza fare le pseudo veline in tv. È deprimente questa sottile e appuntita calunnia a chi indubbiamente si è sporcato le mani, come i volontari delle Ong, con la vita degli uomini e non con l’inchiostro di giornali o con i faldoni parlamentari. Dall’altra parte (il centrosinistra), non si riesce a capire come non cogliere la decisa e attenta vigilanza di Ciampi sulle riforme e su altri temi e cercare di entrare in sintonia, almeno dove questo governo ti da la possibilità, su grandi temi. Nelle ultime ore in casa ulivista e della sinistra la parola d’ordine sembra scontro totale. Lo scenario della politica italiana, se si deve parlare di botanica con le spine, più che di rose, sembra parlare di cactus!. Attilio Menos – Roma Penso di poter dire, senza tema di smentita, che da parte nostra non ci siamo mai stancati di perorare la causa del dialogo ad oltranza e di condannare lo scontro preconcetto. E non ci stancheremo.Anche i cactus possono fiorire. LE SIMONE, LE ONG E I SOLDATI IN IRAQ Di ritorno da Bruxelles, ho trovato sui quotidiani, a tutta pagina, il titolone:Le Simone chiedono il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq. Su Avvenire invece, all’interno dell’articolo di seconda pagina, si evidenzia che, ad una domanda specifica di una giornalista: Dobbiamo ritirare la truppe dall’Iraq una Simona abbia solo risposto Anche. È evidente la strumentalizzazione degli altri giornali. Ma non c’è da meravigliarsi, anche perché certa stampa ha voluto fare uno scoop. A Bruxelles, il giorno prima della liberazione delle due ragazze, persone ben qualificate, tornate dall’Iraq di recente, sostenevano l’opportunità di fare rientrare tutte le Ong che lavorano in quel paese, dove la prima esigenza umanitaria è quella di curare ammalati e feriti. La cittadinanza ha cibo a sufficienza e manca di cose che i bravi volontari non possono dare loro (elettrodotti, acquedotti, strade, ecc. ecc.). In Iraq deve restare invece la Croce Rossa, che sta operando in modo egregio. Mentre i giornalisti debbono andare a loro rischio, ma con molta maggior prudenza. Le associazioni umanitarie, quelle vere, senza bandiere, dovrebbero andare, per ora, dove c’è più possibilità di operare. P.L.G. – Modena Alle continue strumentalizzazioni politiche siamo ormai abituati. Anche in questo caso non ci hanno stupito più di tanto. Alle Ong abbiamo dedicato un articolo a pag. 24, cui rimando. Quanto agli errori degli americani cui accenna nella seconda parte della lettera, troppo lunga per essere pubblicata integralmente, convengo sul fatto che essi abbiano confidato troppo nelle loro armi supersofisticate, senza riuscire tuttavia ad ottenere il controllo del territorio. Oggi si può ben dire che il primo errore sia stato quello di andare in Iraq. A questo punto, servirà ancora per un certo tempo avere un controllo militare sul territorio per riuscire a svolgere le tanto auspicate elezioni e per potere finalmente passare la mano all’Onu. FINALMENTE VI HO TROVATI Ho appena finito di leggere, finalmente, su Città nuova on line, Un cantiere di fraternità: è semplicemente splendido quest’articolo e… mi sembra d’essere stato anch’io in mezzo a voi. Un grazie di cuore ad Aurora che l’ha scritto, a Emanuele e Anna: e a tutti coloro che hanno lavorato per questa manifestazione! Ora che ho scoperto come leggervi on line non vi lascio più. Grazie per il vostro prezioso lavoro: a tutti voi!. Luigi Butori – Bangkok UN PLAUSO AL SINDACO DI LAVIANO Spesso parlate del problema che le famiglie si disgregano e che nascono sempre meno figli. Bene ha fatto il sindaco di Laviano in provincia di Salerno a dare alla famiglia di ogni nuovo nato la somma di 10 mila euro. Certo non si fanno i figli per questo, ma è un buon segnale. Ormai questo avviene da tre anni. Ha fatto scalpore questa notizia e sono venuti giornalisti da ogni parte. Da ricordare che Laviano è il paese che fu totalmente raso al suolo dal sisma del 23 novembre 1980, con trecento morti su milleduecento abitanti. Don Giuseppe Sarra – Laviano ANCORA SULLE PRESIDENZIALI USA Sono stata colpita dall’articolo America che parla di Kerry e del suo programma che ho trovato incompleto e troppo a suo favore. Infatti non vi si dice che egli, pur dichiarandosi cattolico, vuole estendere i matrimoni agli omosessuali e vuole favorire la ricerca sugli embrioni ed è in favore dell’aborto.O mi sbaglio? Non mi piace neppure la conclusione dell’articolo che dirige il lettore a scegliere Kerry invece di Bush. Suor Maria D. – Del Cottolengo di Torino Per Antonio Maria Baggio. il cristiano dovrebbe stabilire in coscienza una gerarchia di importanza fra tutti questi temi e votare di conseguenza. È proprio qui che Baggio compie un grosso errore, perché, fra i temi in argomento, una apposita nota dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede stabilisce che, per uscire dal vago e dal generico primato della persona e del bene comune, bisogna enumerare delle precise priorità, vale a dire polarizzare la propria scelta su quelle forze politiche che maggiormente si impegnano nei confronti di esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili perché è in gioco l’essenza dell’ordine morale che riguarda il bene integrale della persona. Quest’ordine di priorità vede in primo luogo fondamentale la lotta contro l’aborto, contro l’eutanasia, il rispetto dei diritti dell’embrione, la difesa della famiglia naturale, liberazione da nuove schiavitù ed infine pace, conseguenza finale del rispetto della vita, dell’affermarsi della vita contro il rigurgito della morte. Marco Martinolli Risponde Antonio Maria Baggio. Le lettere di cui riportiamo stralci pongono il problema del metodo della valutazione dei candidati alle elezioni presidenziali statunitensi, in relazione alla gerarchia di importanza dei valori in gioco; i nostri lettori sottolineano correttamente che, fra questi valori, la difesa della vita e della sua dignità ha il primo posto. Città nuova ha condotto numerose campagne in occasione dei dibattiti sull’aborto, la procreazione artificiale, l’eutanasia, l’uso delle cellule staminali degli embrioni, sempre in totale accordo con le posizioni della dottrina cattolica e indipendentemente dai governi in carica quando tali temi divenivano di attualità. I fatti dimostrano che il nostro giornale dà la massima importanza, anche dal punto di vista politico, a questi argomenti. Abbiamo sempre considerato un obbligo, per il politico cattolico, a qualunque partito appartenga, adoperarsi concretamente e pronunciarsi pubblicamente in favore delle posizioni dettate, allo stesso tempo, dalla fede e dalla sana ragione; e un obbligo per il cattolico che vota è valutare queste posizioni dei politici prima di sceglierli. Lo stesso rispetto per la vita e per la sua dignità ha portato Città nuova a condurre una campagna altrettanto decisa contro la guerra irachena dell’amministrazione Bush, negandone – in consonanza col pensiero della Santa Sede – il carattere di guerra giusta e prevedendone tutte le conseguenze negative che, purtroppo, si sono realizzate. La posizione della maggioranza dei repubblicani e quella della maggioranza dei democratici statunitensi in merito alle questioni riguardanti la difesa della vita e la morale sessuale sono opposte; ed è chiaro che la visione repubblicana – in questa materia, non in altre – è molto più vicina alla dottrina cattolica. Ma le prossime elezioni presidenziali statunitensi non propongono semplicemente una scelta fra repubblicani e democratici: esse sono diventate soprattutto un referendum intorno al modo con il quale Bush ha interpretato il suo ufficio di presidente, secondo una ideologia neo-conservatrice che costituisce una minoranza all’interno dello stesso schieramento repubblicano; ed è su questo punto che Città nuova invita a riflettere, senza schierarsi per un partito o per un altro e, naturalmente, senza trasferire indebitamente tale dibattito nel contesto politico italiano. È opinione di molti che l’attuale presidenza statunitense rappresenti un pericolo per la pace mondiale e il futuro dei popoli e, dunque, per le stesse condizioni che consentono l’accoglienza della vita e il rispetto della sua dignità. Come è ormai ufficialmente accertato. Si potrà scegliere serenamente fra repubblicani e democratici solo dopo che un nuovo presidente abbia riportato gli Stati Uniti al rispetto della legalità internazionale e ad un positivo atteggiamento nei confronti delle istituzioni internazionali e delle alleanze fra stati e fra popoli che gli stessi Stati Uniti, prima della presidenza Bush, avevano contribuito a costruire. Per chi l’avesse dimenticato, siamo in guerra.

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