La posta del direttore

Meriti e demeriti di Boris Eltsin Tanti mezzi di informazione nell’anniversario della morte di Boris Eltsin hanno ricordato solo i suoi meriti (liquidazione dell’Urss, del Pcus, respinto golpe), passando sotto silenzio due sue gravissime colpe di cui si è macchiato: aver rubato milioni di rubli ai cittadini russi e aver dato inizio alla guerra in Cecenia. Per la prima colpa si autoimmunizzò, garantito dal successore Putin, al quale lasciò il potere. La seconda, la guerra in Cecenia, fu portata alle estreme conseguenze da Putin con la capitale Grozni rasa al suolo e ridotta da 300 mila abitanti a meno di 50 mila: il massacro del popolo ceceno continua, tuttavia così come continua l’indifferenza e il disinteresse dell’Occidente, con gli Usa in testa. La storia un giorno – forse – ci dirà cosa c’era davvero dietro quel golpe, del quale Eltsin approfittò per togliere il potere a Gorbaciov e avviare la sua ascesa politica. Paolo Limina Isola D. Scala (VR) La fortuna aiuta gli audaci, dicevano i romani, che avevano conquistato il mondo. E la storia, quella che si studia a scuola, in gran parte sembra confermarlo. Penso che Boris Eltsin si sia trovato nel punto giusto al momento giusto per far compiere al suo Paese e al mondo intero quel giro di boa che farà di lui un personaggio citato per sempre nei libri, anche se i maggiori meriti per ciò che avvenne in Russia vanno attribuiti a Gorbaciov, che mise le basi del cambiamento, ma non seppe trarne i frutti. E, fuori dalla Russia, ai polacchi come Walesa e Karol Woytjla; e allo stesso Ronald Reagan, i quali, sia pure in modi diversi e da diversi punti di vista, forzarono i tempi. Tempi, però, che erano maturati sul sacrificio di milioni di persone di cui troppo si tace. Oggi se ne riparla perché sembra essere Putin a riscuotere gli arretrati di questa operazione epocale. Con gli interessi. Non serve una retata Si parla tanto di sfruttamento della prostituzione, ma di aiuti alle ragazze si vede ancora poco. Un’idea per liberare la maggior parte di queste ragazze sfruttate da gente senza scrupoli, potrebbe essere che si operasse una retata dalle forze dell’ordine togliendole dalle grinfie di chi le tiene prigioniere, rimandandole a casa con voli militari. È troppo semplice?. Umberto Parisi – Reggio Calabria Penso di sì. Il problema è più complesso, perché loro stesse, queste ragazze, spesso sfuggono a chi vuole aiutarle, per timore di ritorsioni anche verso i loro famigliari in patria. Per non parlare dell’aspetto giuridico di una simile azione di forza. L’esperienza di chi lavora in questo campo parla della necessità di una persuasione che non è né facile né immediata, ma non impossibile. Le strutture per accoglierle esistono, ma per aiutarle debbono essere consenzienti. Nomadi e residenti una difficile convivenza A proposito di rom e campi nomadi, l’argomento è stato molto ben affrontato da Città nuova nel n. 13/2007, tuttavia vorrei segnalare un problema comune a quasi tutti i campi nomadi non emerso nell’articolo citato. Porto come esempio il campo nomadi Casilino 900 a Roma, dal quale ogni giorno si sprigionano vaste nubi di fumo provocate dai roghi degli stessi nomadi che bruciano pneumatici, cavi di gomma dai quali estraggono il rame, mucchi di altri vari materiali. Molte famiglie della zona sono preoccupate per queste esalazioni tossiche, ma le autorità da loro interpellate sembrano paralizzate e alquanto rassegnate. Perché le associazioni che tutelano i nomadi non tengono conto anche della salute dei cittadini residenti? Fino a quando dovranno respirare aria carica di diossina? Purtroppo l’integrazione non sarà facile con chi attenta quotidianamente alla salute dei cittadini. Massimo De Carli – Roma Evidentemente la situazione da lei denunciata riguarda un particolare – forse neppure il più grave – tra i non pochi problemi sollevati dall’ultima ondata di nomadi verificatasi con l’ingresso nella Comunità europea della Romania. Si sa dell’esodo in massa che si sta verificando da quel Paese verso occidente. Ne abbiamo parlato e certo ne riparleremo, nello spirito di accoglienza che vogliamo continuare ad avere. Tuttavia è utile segnalare situazioni come quella da lei denunciata, se non altro per invitare chi di dovere a porvi rimedio prima che cresca ancora di più, fra i residenti, il rigetto nei confronti di questi nuovi arrivati. Tanto più che, nonostante le molte belle parole che si spendono, l’Italia pare sia, fra i Paesi europei accoglienti, quello meno organizzato. Selezionare gli embrioni ci ricorda tecniche naziste La recente sentenza del tribunale di Cagliari a favore della selezione degli embrioni ci riporta al dibattito di qualche tempo fa, quando anche il noto scienziato ateo Angelo Vescovi e la ex radicale Eugenia Rocella si schierarono contro l’introduzione di questo principio perché ritenuto più grave e pericoloso dell’aborto. Il fatto che in qualche altro Paese ciò sia permesso non giustifica nulla. Ho un amico nato con la talassemia ed è felice di vivere nonostante qualche problema. Penso che gli scienziati dovrebbero impegnarsi per guarire le malattie piuttosto che scoprire nuove tecniche per eliminare i malati. Eliminare esseri umani imperfetti mi fa ricordare le tecniche naziste per selezionare la razza. Incontriamoci a Città nuova, la nostra città Città nuova per città nuove Castelgandolfo, 4-7 ottobre Le nostre aspettative, titolava la parete che si è andata riempiendo di brevi messaggi, su postit gialli: impressioni, riflessioni, proposte su quello che, anche quest’anno, si è rivelato un appuntamento atteso e partecipato, con 200 incaricati della diffusione e promozione del giornale e dei libri sull’intero territorio nazionale. Eccone alcune: Costruire un laboratorio permanente che duri tutto l’anno; Condividere comunicare capire insieme la novità del momento attuale; Imparare il coraggio di proporre, imparare il distacco nel proporlo, riempirmi di passione; Conoscere meglio la potenzialità di Città nuova e capire come noi giovani possiamo portare il nostro contributo sia arricchendo il giornale sia facendolo conoscere; Avere coraggio, più coraggio!; Portare alle nostre città, attraverso Città nuova, la cultura dell’unità. Tre giorni di intenso lavoro, dunque, punteggiati da approfondimenti culturali per parlare di identità e diversità, appartenenza e dialogo insieme al filosofo Giuseppe Maria Zanghì e alla sociologa Vera Araújo, editorialisti della rivista, e, per offrire un contributo alle nostre città, altre proposte culturali come la tavola rotonda promossa dalla nostra Casa Editrice, dal titolo: Corpo, dolore, relazione con la presenza di Ezio Aceti, Raffaele Arigliani e Carlo Petrini. Una fucina di idee e prospettive culminata nel momento in cui Chiara Lubich ha voluto farsi presente attraverso un suo saluto e un messaggio, diventato immediatamente programmatico: Vi auguro che Città nuova, secondo il disegno di Dio, sia sempre più uno strumento del nostro carisma che illumina l’attuale notte dell’umanità. Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it

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