La posta del direttore

Eutanasia: sacralità della vita e dialogo con il malato Non sono un baciapile, non mi considero neppure un conservatore, eppure quando sento parlare di eutanasia arriccio il naso. Ho pensato a un mio vicino di casa che è rimasto solo, è piuttosto malaticcio, è benestante e con diversi nipoti in attesa di eredità. Beh, qualcuno di loro potrebbe anche consigliare lo zio a mettere fine alle sue sofferenze. E se a mio figlio nascesse un bambino con qualche difetto fisico e lui ritenesse che non avrebbe una vita felice e pensasse alla soluzione olandese (eutanasia per bambini fino a dodici anni con il consenso dei genitori)? Io credo che se cominciamo a scardinare il principio della sacralità della vita nessuno sa dove potremmo arrivare. Walter Estran Ho letto con attenzione l’articolo su Eutanasia – non basta il Parlamento e sono tornata, con la mente e col cuore alle esperienze vissute con le nonne, alla loro malattia e, in seguito, alla loro morte in casa. Mia madre, rimasta tra noi 23 anni, mi ha sempre raccomandato di non mandarla all’ospedale e che voleva essere curata a casa. Abbiamo cercato il più possibile di seguire i suoi desideri ed anche nell’ultima settimana di vita, pur non facendole mancare tutte le medicine e il necessario, abbiamo scelto di farla rimanere tra noi. Siamo certi di averle fatto il più bel regalo. La mamma di mio marito ha accettato di farsi ricoverare in ospedale nel momento della massima crisi (aveva 91 anni ed era la prima volta che accadeva); poi, quando ha capito che la situazione si complicava sempre più, ha scelto di rimanere nella sua casa. Abbiamo cercato di starle vicino il più possibile, ed ha trovato nel suo medico personale, un vero amico. La serenità che abbiamo vissuto tra le mura domestiche ha aiutato anche i nostri figli e gli altri nipoti ad avvicinarsi alle nonne in modo semplice, ma concreto. La medicina non è solo scienza, ma anche relazione tra persone, in dialogo con il malato. Grazie per aver illuminato in modo più completo, la nostra esperienza!. Paola Farenzena – Verona Entrambe queste lettere non abbisognano di commento. È ovvio, nel primo caso, che l’avidità può portare a desiderare la fine di un congiunto in vista dell’eredità. Norme permissive sull’eutanasia aprirebbero un varco pericoloso. È illuminante l’esperienza descritta nella seconda lettera circa l’importanza di un ambiente familiare sereno per accompagnare i nostri cari all’estremo passo. Clima tropicale: che fare? Sono nato in Italia, Paese a clima temperato; ho sempre continuato a vivere qui, eppure mi dicono che morirò in un Paese a clima tropicale. Dopo trent’anni di discussioni sul surriscaldamento della Terra e sulle emissioni di anidride carbonica, la catastrofe ambientale è ormai iniziata e molti continuano a non accorgersene. Sembra un capriccio del tempo questo clima così umido e fa piacere sorprendersi ad usare ad ottobre i vestiti che usavamo a giugno. I meteorologi affermano che il danno è fatto ormai. Aspettiamo ora l’annunciato l’innalzamento degli oceani, le alluvioni e i diluvi. Torna in mente un verso della più celebre canzone di Bob Dylan How many times must a man turn his head pretending he just doesn’t see?. (Quante volte ancora l’uomo volterà la testa facendo finta di non vedere?). Non vedere, sì, ma per quanto ancora? Roberto Di Pietro – Padova L’argomento è dibattuto ormai da diversi anni anche ai massimi livelli e noi stessi ne abbiamo parlato di recente. In questi giorni una mostra itinerante intitolata Ghiacciai in serra sta attraversando il nostro Paese. In essa vengono messe a confronto foto storiche e foto attuali di 20 grandi ghiacciai alpini, sia del versante italiano che di quello opposto. L’effetto è sconvolgente. È vero che, anche in tempi storici questi fenomeni si sono già verificati per motivi naturali, alternando fasi di riscaldamento ad altre di raffreddamento. Ma questa volta sembra proprio che l’uomo, con le emissioni incontrollate dei famosi gas serra abbia le sue colpe, che aggravano la tendenza naturale già in atto del surriscaldamento del pianeta. A questo punto, solo interventi condivisi da tutti possono sortire un qualche effetto positivo. Cosa che l’egoismo dei più sta ancora impedendo. Notti bianche e impegno culturale Non avrei mai pensato di poter trovare su Città nuova un articolo così entusiasta della Notte bianca di Roma Personalmente ritengo le notti bianche l’ultima trovata del famigerato consumismo Se i comuni hanno degli avanzi finanziari puliti li usino per sfamare tante bocche affamate e non le bocche viziate! Notti e giorni sono stati ordinati da Uno che era ed è un po’ più intelligente di noi: le giornate per compiere i nostri doveri in ispirito di servizio ai fratelli e le notti per riposare, per ricuperare le energie usate durante la giornata. Ho già una certa età ed ho vissuto un po’ tutto il cambiamento dal dopo-guerra e mi sono sempre più convinto dell’affermazione di Gesù: Quanto difficilmente i ricchi entreranno nel Regno dei cieli…!. Siamo ubriacati dal benessere, non siamo mai contenti e trasmettiamo anche ai ragazzi questa inquietudine, poi ci meravigliamo che sono vuoti! Per forza! Siamo noi che li riempiamo del nulla! Mi scusi lo sfogo, ma sono veramente deluso. Lettera firmata – Lodi Ho l’impressione che la sua lettera risentita, ma poi neanche tanto, l’abbia scritta un po’ per convinzione, un po’ per ribadire alcuni concetti sacrosanti che condivido, un po’ per partito preso: partito nel quale io pure ho militato fino a poco tempo fa. Fino a quando cioè, non mi sono letto l’articolo commissionato al nostro Gianni Bianco, che di spettacoli se ne intende. Gli è che io pure non amo scambiare il giorno con la notte, se non per alzarmi prima del sole e sfruttare per il mio lavoro quelle ore che si dice abbiano l’oro in bocca. Dunque anche io ero ben convinto che le notti bianche estese a tutta la città, come ormai si celebrano non più soltanto a Roma, fossero una mossa strategica con fini consumistici e, tuttalpiù politici. Finché ho visto che l’impegno culturale e sociale prendeva il sopravvento coinvolgendo oltre ai grossi nomi dello spettacolo, anche, ad esempio, i Ragazzi per l’unità che hanno potuto esporre un ambizioso programma di vita: Controcorrente. E poi c’è quel bagno di folla in cui le persone si immergono, non per protestare o peggio per scontrarsi, ma per applaudire e quindi condividere, che pare abbia un effetto disintossicante. Ciò detto, ho saputo che qualcuno si è pure annoiato, e che, fatta l’esperienza, non si rimetterà più per strada in una notte bianca. Città nuova al Convegno ecclesiale di Verona Grande fermento dal 16 al 20 ottobre nel padiglione della Fiera di Verona adibito ad area espositiva dove anche Città nuova, rivista ed editrice, avevano il loro spazio nello stand del Movimento dei focolari. Nei giorni del convegno tantissimi i contatti, occasione per rinsaldare rapporti e per riflettere. Perché Verona è stata per noi sinonimo di grande comunione e lo stand un luogo di approdo per tanti. Desiderio di comunicare, di confidarsi, di gioire per i rapporti sempre più fraterni. Vescovi – cominciando dalla visita del card. Ruini -, laici, religiosi e poi amici del Rinnovamento nello SPirito, di Cl, degli Scout, della Comunità di Villaregia, di Sant’Egidio, dell’Azione Cattolica e personalità, fra cui il sindaco di Verona, si sono incontrati allo stand. Circa la metà dei 2700 convegnisti hanno ritirato la copia omaggio del libro di Chiara Disegni di luce e vari numeri della rivista, chiesto informazioni, sull’EdC, sulle attività dei giovani, su Gen Rosso e Gen Verde, su Loppiano. E poi, la sorpresa continua di incontrare tanti lettori, abbonati, ex-abbonati: non ci aspettavamo che la rivista fosse così conosciuta! Per tanti è stata l’occasione per continuare o riprendere il cammino con noi.

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