La misericordia nell’Islam

Papa Francesco lo ha scritto, annunciato e fatto. Una consequenzialità evangelica che parte dalla Bolla di indizione del Giubileo – «la misericordia ci relaziona all’ebraismo e all’Islam» – e arriva fino alla visita alla Sinagoga nel ghetto e alla preannunciata visita alla moschea di Roma. Continua la nostra ricerca sul significato della misericordia. Nostra intervista a l’imam sunnita delle comunità islamiche del Veneto, Kamel Layachi.
Moschea

Il Corano incoraggia la misericordia. Perché allora si sottolinea spesso nei media una versione più violenta del Corano?

«Chi sostiene che il Corano sia un libro che inneggi alla violenza dimostra di non conoscerlo veramente. Un simile giudizio non può che essere frettoloso, ingiusto ed insensato. Non si può basare la propria lettura del Corano sulle decontestualizzazioni e sulle estrapolazioni che travisano il suo significato. Nel mondo di oggi esiste una esigua minoranza di musulmani violenti come vi sono credenti violenti nelle altre famiglie religiose ma la responsabilità non è né dell’islam né delle sue fonti scritturali.  La violenza che viviamo oggi trova sicuramente le sue radici nelle errate e strumentali interpretazioni dei testi scritturali ma anche nell’ingiustizia socio politica che regna in Medio Oriente, nella politica dei due pesi e delle due misure che ha contraddistinto la comunità internazionale in tutti questi anni. La violenza che dilaga oggi in Medio Oriente non è la responsabilità dell’Islam ma della comunità internazionale che ha chiuso gli occhi davanti ai numerosi genocidi perpetrati ai danni di quei popoli. Ovviamente, chi tra i musulmani si macchia di crimini se ne deve assumere la responsabilità morale e legale ma ciò non impegna per niente la religione di un miliardo e seicento milioni di persone nel mondo. Il senso di ingiustizia ha tolto la speranza alle nuove generazioni e sta mettendo a rischio la pace mondiale. I musulmani nel mondo sono vittime del terrorismo e della violenza alla pari e forse più di altri perché la violenza politica e il terrorismo non hanno una religione e non ha un Dio. La violenza è contro Dio. Quando la comunità internazionale si deciderà ad affrontare seriamente i problemi del Medio Oriente e smetterà di andare a braccetto con i dittatori e con i criminali di guerra allora imboccheremo la via della pace e renderemo il mondo più sicuro per tutti».

Dal punto di vista di un musulmano che significato può avere l’Anno Santo della misericordia proclamato da papa Francesco?

«Ho apprezzato molto la decisione di papa Francesco di dedicare il tema del Giubileo alla           Misericordia. Penso possa essere una grande occasione di riflessione e di azione concreta per i cattolici nel mondo e per l’umanità intera. Mai come oggi, l’umanità ha avuto bisogno di praticare la Misericordia, di viverla come valore essenziale nelle relazioni umane e nelle decisioni politiche di chi ha il compito di governare il nostro pianeta oggi. In un mondo lacerato da ingiustizie e da egoismi sociali; in un tempo segnato dalle violenze e dalle guerre, la scelta della Misericordia come argomento di riflessione e di azione non può che essere condivisa ed apprezzata da tutti. I musulmani d’Europa e del mondo, forti dal loro patrimonio religioso e storico, non possono che sostenere questi sforzi del Santo Padre e lavorare assieme alla Chiesa Cattolica per dare concretezza a questo valore comune. Recuperare questo valore umano e religioso significa aprire il cuore alla speranza, al perdono, alla giustizia e alla pace tra gli uomini».

Come si applica l’esercizio della misericordia da parte del fedele musulmano?

«La Misericordia è una disposizione della fede e in quanto tale il credente Musulmano è tenuto ad andare verso tutti gli esseri umani e non serbando nel cuore amore, misericordia e tenerezza. Quando gli uomini danno prova di Misericordia gli uni con gli altri fra nazioni, fra membri della stessa famiglia così come nei confronti di tutte le altre creature, allora esprimono l’indice più autentico di civiltà. A questo proposito, una tradizione Profetica narrata da Al Tabarani è molto chiara: “Non crederete finché non sarete Misericordiosi”. I Compagni del Messaggero di Dio risposero:” O Messaggero di Dio, noi siamo tutti Misericordiosi” il Profeta riprese allora: “non intendo la Misericordia che ognuno di voi prova naturalmente per la propria compagna, ma una misericordia che si estende a tutti”. Ciò significa che provare un tale sentimento per i propri amici, per i propri figli o per i propri cari è comune alla maggior parte di noi, ma l’Islam esige di ampliare questa bontà ad una cerchia ancor più vasta».

Dopo il nome di Allah, il nome più importante ed esclusivo a Dio è il sommamente misericordioso, Quale il significato della misericordia nell’Islam?

«La tradizione islamica attribuisce al nostro creatore 99 bei nomi. Fra questi nomi divini, quelli che vengono citati più spesso e che ritornano più frequentemente sulle labbra del fedele musulmano sono certamente ar-Rahman e ar- Rahim: il Misericordioso ed il Clemente. All’inizio di ogni capitolo (Sura) del generoso Corano ‒ fatta eccezione per la Sura 9 ‒ troviamo infatti la formula: “Bismillahì ar-Rahman ar-Rahim” ossia nel nome di Allah il Misericordioso, il Clemente. La prima Sura del Corano l’aprente o meglio “al- Fatiha” che viene recitata in ogni ciclo della preghiera rituale almeno diciassette volte al giorno, riprende il riferimento a questi due nomi divini nel primo e nel terzo versetto.

        In che modo potrebbe manifestarsi la misericordia nella società Italiana? In quali campi d’intervento?

«In tutti questi anni, nonostante la difficile crisi economica, il popolo Italiano guidato dalle sue istituzioni democratiche non ha smesso di praticare la Misericordia nei confronti delle migliaia di disperati che scappavano dalle guerre e dalle carestie. Ci tengo a sottolinearlo e credo che questo dato di fatto faccia onore a tutto il Paese. Nel momento in cui l’Europa sembrava diventare una vera fortezza, l’Italia assieme alla Svezia nonostante la crescita del populismo e della xenofobia non hanno rinnegato la loro storia, i loro valori religiosi e costituzionali e hanno assunto in pieno le loro responsabilità. Altri Paesi europei, pure accusando qualche ritardo, hanno preso coscienza della gravità della situazione in Medio Oriente e hanno cambiato politica nei confronti dei rifugiati che attraversano ogni giorno il Mediterraneo per scappare dalle atrocità della guerra. L’appello del Papa stesso alle parrocchie d’Europa di ospitare le famiglie di rifugiati è stato un bel modo di insegnare la Misericordia. Anche le comunità musulmane d’Italia e d’Europa, animati dall’amore per il prossimo e dal valore della Misericordia, hanno organizzato numerose iniziative per accogliere e sostenere i loro fratelli nell’umanità. Tutti questi sforzi sono motivo di speranza e di coerenza. La Misericordia però non si riassume nei soli gesti di carità ma deve diventare una cultura di tutti i giorni che tocchi tutti gli ambiti della vita sociale: penso alla Misericordia nell’ambito ecumenico e interreligioso nell’azione politica, nel mondo degli affari, nell’ambito famigliare, nella comunicazione di massa».

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