La marcia superiore ingranata dall’esercito

Finite le elezioni con la vittoria di Poroshenko, i militari di Kiev accelerano nel tentativo di riconquista delle posizioni occupate dai filorussi nell’Est del Paese
Carriarmati a Donetsk

«A partire dalla mezzanotte del 27 maggio, i bersagli terroristici a Donetsk sono stati identificati, e se i ribelli non si arrendono, gli oggetti identificati saranno colpiti da armi di precisione», ha scritto il portavoce per l'operazione anti-terrorismo (Ato) di Kiev, Vladyslav Seleznoiv sulla sua pagina Facebook. Un linguaggio crudo che ha il pregio di spiegare come stiano andando le cose nell’Est del Paese.

Sembra quindi continua con risultati chiari l’operazione contro le milizie filorusse, dopo che lunedì mattina un comando, composto prevalentemente da cittadini stranieri, aveva occupato l’aeroporto della città. Nel corso dell’operazione, con l’impiego anche dell’aviazione militare ucraina, i terroristi hanno registrato ingenti perdite di vite umane: 150 sarebbero i morti e circa 330 i feriti, che si trovano ora ricoverati negli ospedali di Donetsk. Pare che la loro maggioranza nonprovenga dall’Ucraina. Il sindaco di Donetsk, Olexandr Lukjantschenko, ha comunicato in effetti in una conferenza stampa che tra morti e feriti sono solo otto gli abitanti di Donetsk, mentre altrettanti sono cittadini russi provenienti da Grozny, Gudermes e Mosca. Altri provengono dalla Crimea.

I combattimenti si sono allargati anche ad altre zone della città: ieri, alle 6 del mattino, nel triangolo compreso tra l'aeroporto, la stazione centrale e il palazzo dell'amministrazione regionale, dove ha sede il governo dell'autoproclamata “Repubblica popolare di Donetsk”, si udivano esplosioni e si osservavano incendi.

Nella notte precedente il comando dell’Ato ha dato un ultimatum ai filorussi (a Kiev chiamati “terroristi”): entro le 4 del mattina di ieri tutti dovevano consegnare le armi e arrendersi. In caso contrario l’operazione sarebbe continuata con l’impiego di armi di precisione e fino al totale annientamento delle resistenze.Le forze militari ucraine hanno così assediato la città di Donetsk. Tutte le vie di entrata ed uscita dalla città sono state bloccate dai militari ucraini. Non sono mancati gli scontri a fuoco vicino al confinecon la Russia, dove,secondo la versione ucraina, convogli carichi di uomini armati hanno tentato di infiltrarsi per dare man forte ai militanti filorussi.

Sempre secondo il comunicato stampa del comando dell’Ato, alcuni capi filorussi, in particolar modo “Abver” (Serhij Sdryljuk), hanno cercato più di una volta di trattare la propria resa con il comando ucraino, ottenendo però un rifiuto.

Intanto il leader dell’autoproclamatasi “Repubblica popolare di Donetsk”, Denis Pushilin, ieri sera ha cercato di fuggire lasciando in fretta e furia la sede dell’Amministrazione comunale, occupata da tempo dai separatisti. Testimoni oculari e abitanti delle zone limitrofe hanno raccontato della fuga precipitosa dei separatisti dagli edifici occupati. Più tardi, lo stesso Pushilin si è appellato al presidente russo Putin chiedendo un aiuto militare: «Tenendo conto dello sviluppo fulmineo e aggressivo dei fatti, ci appelliamo al presidente Putin e a tutto il popolo russo».

Intanto i separatisti di un’altra “Repubblica popolare”, quella di Luhansk, hanno dichiarato guerra a quelli della “Repubblica di Donetsk”, a loro dire, a causa di un tradimento da parte di Pushilin. Si sa anche che la missione d'osservazione speciale dell'Osce attorno alle 18 di lunedì ha perso i contatti con una delle sue unità di base a Donetsk. L'Osce fa sapere che si tratta di quattro membri internazionali della missione speciale d'osservazione senza tuttavia precisare di che nazionalità siano. Intanto l’Ato nella regione di Donetskcontinua, lo ha detto in una conferenza stampa il portavoce delle Forze Armate ucraine, Olexij Dmytrashkovskyy. Attualmente vengono prese decisioni per rafforzare la presenza militare al confine con la Russia «per impedire ai sabotatori e terroristi russi di attraversare il confine dell’Ucraina».

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