La guerriglia colombiana si unisce al processo di pace

L'Esercito di liberazione nazionale (Eln) vuole partecipare assieme alle Farc ai negoziati di pace con il governo. Il presidente Juan Manuel Santos vuole gesti concreti e non intende concedere vantaggi senza una contropartita
Colombia

Anche la guerriglia dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) vuole unirsi al processo di pace iniziato tra il governo del presidente colombiano Juan Manuel Santos e gli insorgenti delle Farc. Dopo una riunione segreta, svoltasi in un luogo imprecisato delle montagne della Colombia, i due gruppi, che nel passato si sono non solo separati ma anche combattuti reciprocamente, hanno deciso di unirsi per ottenere di sedere entrambi al tavolo della pace.

Lo stesso presidente Santos aveva espresso il desiderio di aprire i negoziati di pace anche al secondo gruppo guerrigliero del Paese (che oggi conta circa 1500 combattenti, in nove aree della Colombia). E a nessuno sfugge che una pace reale, stabile e completa deve includere entrambi i gruppi armati. Santos ha chiesto però gesti concreti, in particolare la liberazione delle persone sequestrate dall’Eln. In questi giorni è stato liberato un militare, ma un tecnico minerario canadese è ancora nelle mani dell’Eln dal gennaio scorso. La guerriglia ha infatti intrapreso una campagna di sequestri di stranieri legati in particolare ai progetti minerari, affermando che vuole difendere l'ambiente da questo tipo di attività e nel contempo assicurarsi popolarità. Ma i risultati sono stati scarsi.

L’unione tra le due guerriglie ha apparentemente un doppio proposito: da un lato, rinforzare il peso politico dell’Eln, scemato notevolmente in questi ultimi anni, dall’altro, quello di dare maggior peso all’agenda delle Farc, che vogliono ampliare i negoziati ad altre questioni politiche, come quella di coronare il processo di pace con un'Assemblea costituente, proposta che il governo di Santos ha già rifiutato.

A sua volta, l’Eln pretende di includere tutta la società nei negoziati, mentre il governo preferisce sedersi solo con i gruppi guerriglieri, realizzando, inoltre, due negoziati paralleli. La differenza non è poca. I due gruppi sanno che sedersi allo stesso tavolo può evitare che qualcuno cerchi di migliorare, con l’uso della violenza, la propria posizione. Ma Santos vuole evitare di rafforzare una controparte con la quale già è difficile negoziare separamente. È un processo difficile e delicato, ma che registra passi in avanti.

 

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