La fotografia interprete del futuro

Una mostra internazionale al Macro Testaccio di Roma riunisce centinaia di esperti dello scatto o meglio di scrittori del click
Festival della fotografia

Inaugurato il 24 settembre e aperto fino al 24 ottobre, il festival internazionale di FotoGrafia ospitato nello spazio del Macro Testaccio di Roma, si interroga sul futuro. Futurspectives è il tema attorno a cui ruotano le numerose mostre previste in calendario. D’abitudine si discute di fotografia al passato.

 

Una volta che una foto è stata scattata, rimanda indietro nel tempo ed in qualche modo diventa storia. Ma alcuni fotografi stanno mettendo in dubbio questa premessa, realizzando immagini che guardano in avanti e non indietro. Sono fotografi che lavorano più come scrittori del genere “science fiction”, usando il processo fotografico per immaginare come il futuro potrebbe apparire. “Bumpy ride” di Paul Wombell è l’emblema di questa scelta. E con lui Ilkka Halso, Jill Greenberg, O Zhang, Cédric Delsaux, Ebru Erülkü, Mirko Martin, Peter Bialobrzeski, Kader Attia, fotografi che usano sia il digitale che l’analogico e che stanno sfidando le nostre aspettative di ciò che ci aspettiamo di vedere in un’immagine.

 

Le foto di Ilkka Halso, ad esempio, raffigurano un futuro in cui la natura potrà essere salvata soltanto rinchiudendola in un museo, mentre il lavoro di Jill Greenberg raccoglie grandi immagini a colori di bambini che piangono, come a suggerire che a loro, in futuro, accadranno cose orribili. Al contrario, lo sguardo delle ragazze cinesi ritratte da O Zhang è deciso e fiducioso, quasi una metafora del futuro di una nazione che ben presto diventerà la più potente. Il mondo futuro immaginato da Cédric Delsaux è simile ai film di fantascienza, mentre il lavoro di ricerca compiuto da Valentina Tanni per la sezione fotografia e new media cerca di rispondere alla domanda espressa dall’intero Festival sulla capacità di interpretare il futuro.

 

Nell’incontro tra la fotografia e i nuovi media questo sembra già avvenuto: è l’eterno presente a prevalere. Altra sezione del Festival è “MAPS AND LEGENDS”, un progetto che ha come obiettivo la mappatura di un territorio in continua evoluzione. Una cartografia in progress sulle relazioni che la pratica fotografica sta intessendo con il mondo della Rete, con la sua cultura, il suo linguaggio, il suo immaginario. Last but not least è la sezione su fotografia e editoria. “UNPUBLISHED – UNKNOWN”, presenta una selezione di lavori ancora non pubblicati. La domanda che sta dietro la scelta del curatore è: si può affermare che una fotografia che non è stata vista da nessun altro al di fuori del fotografo esiste? Possiamo parlare di un secondo “istante decisivo” dopo quello dello scatto di Henri Cartier Bresson, ovvero quello in cui la foto stessa viene pubblicata?

 

All’interno della rassegna il prestigioso appuntamento con la COMMISSIONE ROMA, che ogni anno chiede ad un importante fotografo internazionale di ritrarre Roma in totale libertà. Quest’anno è toccato all’americano Tod Papageorge. Altra mostra attesa è “ECCLESIA” di Giuliano Matteucci – vincitore del Premio Baume & Mercier dedicato alla giovane fotografia internazionale – che racconta una “Chiesa” diversa e decentrata grazie alle immagini scattate nelle chiese rurali di Mali, Ghana, Burkina Faso tra il 2007 e il 2010. Uno spazio apposito è riservato ai progetti delle accademie internazionali. Insomma per un mese al Macro Testaccio, si scatta sul futuro.

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