La famiglia Bélier

Anche questo week end, sono tante le nuove uscite nelle sale. Da non perdere questo film francese di Eric Lartigau, ma anche "Lettere di uno sconosciuto" di Zhang Yimou e "L’ultimo lupo" di Jean-Jacques Annaud
La famiglia Bélier

Lettere di uno sconosciuto
Zhang Yimou e Gong Li
ritornano insieme per il racconto di una coppia unita, Lu e Feng, costretti a separarsi quando lui viene inviato in un campo di “rieducazione” negli anni della Rivoluzione Culturale. Poi riesce a scappare e si incontra di nascosto con la moglie, ma la figlia lo tradisce. Quando Lu torna dal carcere la moglie non lo riconosce più e ci sarà un cammino in salita per lui, per restarle fedelmente accanto. Un mélo disteso lungo gli anni di una politica nazionale a fisarmonica, tra chiusure e aperture in cui il regista a noi occidentali vuole fare scoprire un mondo che di fatto conosciamo assai poco nella sua realtà storica. Il tono, forse per noi troppo sentimentale, è tuttavia sincero. La narrazione, lenta e fatta di lunghi silenzi e di emozioni, rimane descrittiva più che profonda, anche se la recitazione molto immedesimata da parte di Gong Li è notevole.

 

L’ultimo lupo
Jean-Jacques Annaud affronta un best-seller cinese e ne trae un film spettacolare, grandiosamente epico e insieme delicato, profondo. La Cina sta allungando le mani sulla Mongolia, perciò boschi e lupi devono lasciare il posto ad altri tipi di coltivazione, alla modernità. Da Pechino arrivano in un villaggio montagnoso due giovani universitari per insegnare a leggere ai bimbi di una tribù nomade di pastori. I due si inseriscono nell’ambiente, si meravigliano, specie Chen, delle credenze antiche, del contatto religioso dell’uomo con gli animali e la natura, in particolare del rispetto sacrale per i lupi. Chen ne trova un cucciolo e lo alleva di nascosto. Ma giunge l’ordine di sterminarli e inizia la caccia spietata al lupo.
Immerso nella bellezza di una natura incontaminata, il film è anche un atto di condanna per la violenza della modernità sull’ambiente e il lupo diventa il simbolo della ribellione fiera all’ingiustizia. Ciò non toglie alla narrazione il giusto equilibrio tra epos, dramma e poesia, facendo di questo lavoro ancora una volta uno spettacolo per tutti che commuove e affascina. Da non perdere.

 

La famiglia Bélier
Grande successo in Francia, la commedia brillante e divertente di Eric Lartigau racconta di una famiglia che vive in campagna, tutti sordomuti, tranne la sedicenne Paula, vero focus del gruppo. Il suo insegnante di musica ne scopre la voce bellissima e la inserisce nel coro della scuola, ma la famiglia le è ostile e Paula deve conquistarsi la possibilità di una audizione a Parigi…
Ben costruito, il film ha una scioltezza narrativa invidiabile, ed alterna momenti simpatici alle fasi adolescenziali della ragazza, ma tutto si svolge in modo sereno e il clima è leggero come una favola, e tutt’altro che superficiale. Un inno alla famiglia tradizionale, ai genitori che si sbaciucchiano ancora e ai professori che vogliono bene ai loro studenti. Tutto con ésprit molto francese, ovviamente. Rilassante, e in questi tempi, da non perdere.

 

Ho ucciso Napoleone
Anita, single acida e determinata, manager brillante che pensa solo a sé stessa, si accorge d’essere incinta a causa della love story – segreta per lei – con il suo capo (Adriano Giannini), già sposato. Il futuro le crolla addosso e si trova licenziata in tronco con una perfida manovra interna dell’azienda. Anita diventa una dark lady cinica e vendicativa che si avvale del timido avvocato Biagio (Libero De Rienzo) per i suoi scopi, ma Biagio non è così ingenuo come appare…
Micaela Ramazzotti nel suo nuovo look nero e duro fa quasi paura, e del resto il film è un’analisi spietata di un certo mondo manageriale – ma ormai di luogo comune, a quanto pare, in Italia – senza scrupoli, senza cuore. Insomma, la corruzione e il cinismo come stile di vita. Il film è nero, ma non del tutto, perché per fortuna Iaia Forte ed Elena Sofia Ricci, due specie di barbone, danno un tocco di comicità surreale. Napoleone? Chissà chi è, ma basta vedere il film, diretto con caparbietà da Giorgia Farina.

 

Ancora in sala: French Connection – eccellente poliziesco francese- già recensito la scorsa settimana e da non perdere; La Terra dei santi, terzo lungometraggio di Fernando Muraca, triangolo femminile  nel Meridione senza giustizia, già recensito, assai interessante.

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