La famiglia allargata di Barbara e Aurelio

Una giovane coppia, poco dopo il matrimonio, ha scelto di passare quattro mesi in Pakistan. Il racconto di un'esperienza che ha aperto i loro orizzonti
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Barbara e Aurelio si erano sposati nel mese di maggio nel 2010. Lui appena laureato in ingegneria civile, lei già lavorava come educatrice professionale in una comunità residenziale per disabili gravi. Sogni, progetti, e un mondo che si spalanca davanti a questa nuova famiglia giovanissima che sta mettendo radici.

 

A spiazzare Aurelio e Barbara, da subito, il loro viaggio di nozze in Thailandia, «nel quale – raccontano – abbiamo avuto l’occasione di conoscere una nuova cultura, quella asiatica, e siamo rimasti affascinati da quanto il mondo possa essere diverso da quello in cui noi viviamo. Dopo meno di un anno di matrimonio abbiamo così sentito la spinta a lasciare l’Italia per un po’. Non certamente per “scappare” dalle difficoltà del nostro Paese, ma piuttosto per vivere un’esperienza che volevamo fosse speciale dal punto di vista formativo e che ci mettesse in donazione. In poche parole: che ci permettesse di aprirci verso altre culture, e ci aiutasse così ad ampliare i nostri modi di vedere, ma soprattutto ci spalancasse di più il nostro cuore sull’umanità».

Con questo desiderio in cuore Aurelio e Barbara si ritrovano in volo. Destinazione Pakistan, per 4 mesi pieni di incontri, di scoperte, di emozioni difficili da spiegare in poche righe. E concretamente per impegnarsi in due progetti: «A Karachi lavoravamo in una scuola chiamata “Nest”, dove ogni giorno vengono accolti 60 bambini indù, cristiani e musulmani che vivono in condizioni molto precarie a causa della forte povertà. Questa scuola, oltre all’insegnamento, è soprattutto un luogo nel quale sono assicurati un pasto e bagni per lavarsi. Ma soprattutto è un luogo sicuro, dove possono sentirsi curati ed amati. Poi ci siamo trasferiti nel Nord del Pakistan: lì abbiamo potuto impegnarci in una scuola portata avanti dal movimento dei Focolari all’interno di un villaggio, con bambini principalmente musulmani. Oltre a questo nostro servizio, abbiamo avuto la fortuna di vivere a contatto con la comunità dei Focolari del Pakistan e più in generale la comunità cristiana, attraverso la quale abbiamo conosciuto giovani, adulti e famiglie che ci hanno “raccontato” con la loro vita questo affascinante paese».

È la semplicità dei pakistani ciò che è rimasto nel cuore di Barbara e di Aurelio: «Un popolo che certamente ha sofferto e soffre, perché caratterizzato da tante spaccature politiche e religiose, ma allo stesso tempo formato da persone che ci hanno insegnato ad andare al di là di ogni giudizio o considerazione. Persone che con i loro sorrisi e la loro accoglienza ci hanno mostrato in varie occasioni una “povertà dignitosa”, che ci hanno insegnato una fede forte, che va al di là del singolo credo di ciascuno».

Ora Barbara e Aurelio hanno una marcia in più e una maggiore ricchezza interiore, che si esprime nel desiderio di trovare in ciascuno ciò che unisce piuttosto ciò che divide e in un maggior senso critico rispetto al consumismo. Ma la loro valigia al ritorno è colma di frutti che questa esperienza ha avuto sulla loro giovane famiglia. Sicuramente è cresciuto in entrambi un desiderio di dialogo, di confronto e di spendersi insieme per gli altri e per la società. Ora si riparte qui in Italia, in provincia di Cuneo. Aurelio inizierà un nuovo lavoro, una nuova sfida, e Barbara sempre nella comunità per diversamente abili. «Siamo molto carichi e perché no, anche felici di essere tornati! La nostra avventura in Pakistan inizia adesso… cercando di vivere meglio possibile ogni giorno qui in Italia, con una valigia, quella dell’esperienza vissuta sulla nostra pelle, un po’ più ricca. Saremo contenti di aprirla più volte, per poter condividere ciò che abbiamo vissuto».

 

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