La donna secondo Edith Stein

Un libro della collana Minima di Città Nuova per guardare alla donna con gli occhi della filosofa-santa.
Edith Stein

La libera docenza probabilmente le fu negata perché ebrea convertita al cristianesimo, ma sicuramente un grosso handicap era costituito già in partenza dal fatto di essere donna. La questione femminile aveva sempre appassionato Edith Stein (1891-1942) tanto che da giovane era entrata a far parte dell’ Associazione prussiana per il diritto femminile al voto. Il successivo incontro con la fenomenologia di Husserl la fece avvicinare al cattolicesimo, senza però mai perdere di vista il problema della condizione femminile.

 

Fu proprio negli anni Trenta che avviò un ciclo di conferenze sulla donna che insieme al testo Problemi dell’educazione della donna sono stati pubblicati sotto il titolo La donna. Il suo compito secondo la natura e la grazia, da Città Nuova in edizione economica. Nel complesso l’opera rappresenta una sorta di risposta concreta ai movimenti femministi, ma la questione viene  esaminata con una tale pienezza che la prof. Angela Ales Bello lo considera un caso unico nella storia della riflessione antropologica cristiana sulla donna.

 

Per la Stein sia l’uomo che la donna hanno una comune vocazione nel seguire Cristo pur nella diversità fisica e spirituale: «La specie femminile dice unità, chiusura dell’intera personalità corporeo-spirituale, sviluppo armonico delle potenze; la specie virile dice elevazione di singole energie alle loro prestazioni più intense». Anche le Scritture possono essere veicolo di comprensione della questione della donna e al ruolo fondamentale che le è affidato nella salvezza.

 

Una donna, quella analizzata a livello teorico da Edith Stein, che lei stessa ha cercato di trasformare in vita vissuta: da giovane studentessa assetata di conoscenza a filosofa, da carmelitana  e da martire. Oggi più che mai sembrano riecheggiare le sue parole, il suo personale invito che colma il vuoto lasciato da una società troppo spesso superficiale nel porre questioni tanto delicate: «Nessuna donna è solo donna: ciascuna ha le proprie inclinazioni e i propri talenti naturali, come gli uomini. E questi talenti la rendono atta alle varie professioni di carattere artistico, scientifico, tecnico (…) Ma se di queste cose si vuol parlare nel senso pieno del termine è necessario che siano professioni i cui compiti oggettivi siano confacenti alle particolari caratteristiche della femminilità».

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