La displasia d’anca del cane

Qualche giorno fa entra in ambulatorio una cagna meticcia di grossa taglia, Terry, il cui proprietario chiede un secondo parere su delle radiografie e una diagnosi di displasia d’anca. Dalle radiografie le articolazioni delle anche risultano seriamente compromesse, tuttavia alla visita ortopedica si nota che Terry riesce a compensare molto bene, a tal punto che quasi non si riesce a credere che le radiografie mostrate appartengano a quel cane. Ma cos’è la displasia dell’anca?
Cani ad una mostra canina in Austria

Si tratta di una malformazione dell’articolazione dell’anca che si sviluppa durante la crescita del cane, molto importante per le razze di grossa taglia (pastore tedesco, labrador, rottweiler, molossoidi ecc), spesso invalidante, e, in alcuni casi precoci, in grado di pregiudicare in modo serio la qualità della vita dell’animale.

Da qui la necessità di fare diagnosi il prima possibile in modo da poter mettere in atto tutte le misure necessarie per rallentare il suo sviluppo. La patologia in questione coinvolge un’articolazione che negli animali, come negli uomini, è costituita da una porzione di femore a forma di sfera e una porzione di bacino a forma di coppa. Quando queste due parti: la sfera e la coppa, non si accolgono perfettamente l’una nell’altra, si dice che sono incongruenti e si parla di displasia dell’anca. L’instabilità che ne deriva procura una progressiva usura dell’articolazione con danno alle cartilagini, sviluppo di artrosi e quindi  dolore.

Le cause sono sicuramente e primariamente genetiche e quindi ereditarie, ma a queste vanno associati altri fattori (si parla, infatti, di patologia multifattoriale) quali quelli ambientali (esercizio fisico, traumi, malattie) e nutrizionali che possono rendere la malattia preesistente ancora più grave. Per quanto riguarda i fattori genetici bisogna sottolineare che in alcuni casi la malattia può comparire nel figlio benché assente nei genitori (che sono portatori sani dei geni). Ciò significa che per essere certi che un soggetto non sia affetto da displasia e di conseguenza non possa trasmetterla alla progenie, è necessario che nessun parente (fratelli, zii e nonni) sia affetto dalla malattia. Da ciò consegue che un genitore sano non è di alcuna garanzia per la trasmissione o manifestazione della malattia.

Ecco perché è sempre bene effettuare radiografie di controllo, soprattutto nelle razze predisposte, in tempi insospetti, anche quando non c’è alcun sintomo evidente. Ciò permette di evidenziare un’eventuale predisposizione alla malattia e di limitarne lo sviluppo o la progressione.

L’animale, infatti, non nasce con la displasia, essa si manifesta con l’accrescimento. Già a tre mesi e mezzo è possibile accorgersi del modo anomalo di conformarsi dell’articolazione e quindi già a questa età sarebbe auspicabile effettuare un esame ortopedico accurato corredato da radiografie con l’animale in sedazione per osservare i primi segni o le eventuali prime alterazioni articolari. A questa età è raro che il privato faccia delle radiografie sia perché spesso non è a conoscenza della problematica, sia perché l’animale, soprattutto quando molto giovane, non mostra sintomi o anche perché ci si fida del fatto che i genitori sono indenni. Al contrario per allevatori seri questa costituisce un’importante finestra temporale per avere un’idea della salute del cucciolo ed intervenire in caso di malattia escludendo lui, i genitori e tutta la loro progenie dalla riproduzione o, nei casi favorevoli, avere un’ulteriore prova dell’assenza della patologia nell’allevamento.

Concludendo se da una parte diagnosi di displasia d’anca può essere fatta già nei primi mesi di vita di un cucciolo, l’assenza di displasia può essere accertata e documentata con certezza solo a completamento dello sviluppo scheletrico dell’animale (un anno/un anno e mezzo). Sintomi e possibilità terapeutiche della malattia saranno affrontate nell’articolo successivo.

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