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L’elezione di Leone XIV è una sorpresa dello Spirito Santo

di Piero Coda

Piero Coda, autore di Città Nuova

La scelta del cardinale Prevost ha spiazzato tutte le previsioni. Il nuovo pontefice invita a camminare insieme sulla via della sinodalità tracciata da papa Francesco per una Chiesa aperta a tutti, ospitale, amica, e a sanare le ferite della povertà per ritrovare la forza disarmata e disarmante del dialogo e dell’incontro.

Papa Leone XIV
Papa Leone XIV durante una messa con i cardinali nella Cappella Sistina in Vaticano. Foto Vatican Media, Ansa

Una sorpresa dello Spirito Santo! Sì, se devo essere sincero, era proprio questo che mi aspettavo dal conclave: e così è stato. Una sorpresa che ti lascia in cuore quella pace, dono di Gesù risorto, che papa Leone ha augurato non solo ai discepoli di Gesù ma a tutti, nel suo intenso e commosso primo saluto dalla loggia di San Pietro. E, insieme alla pace, la gioia e la speranza come testimoniato da quella variopinta e festosa folla che gremiva la piazza

Ancora una volta lo Spirito Santo ha spiazzato le previsioni dei commentatori ed anche, con tutta probabilità, le attese dei più. E questo perché, se poco poco riflettiamo con attenzione e mente libera su ciò che è successo, non possiamo non costatare che, quando la Chiesa di Gesù pur con tutte le sue fragilità cerca di vivere il Vangelo, allora prevale una logica che è altra da quella con cui troppo spesso – contravvenendo al destino di ciò che è pienamente umano secondo il disegno di Dio – si finisce col gestire le cose.

È la logica che scaturisce sempre nuova e sorprendente non dal voler affermare – o addirittura imporre – il proprio punto di vista, ma dal voler ascoltare la voce dello Spirito ascoltandosi senza preconcetti gli uni e gli altri, per far emergere come ci è dato il punto di vista di Gesù, qui ora per noi e per tutti.

L’elezione di papa Leone XIV risponde a questa logica. E penso che dobbiamo tutti imparare la lezione: non cercando di giudicare troppo presto ciò che dirà e farà misurandolo sul nostro punto di vista, ma aprendoci con sincerità e libertà a discernere ciò che davvero lo ispirerà e guiderà e lasciandoci sorprendere e toccare nel nostro stesso modo di vedere e di vivere. Come già è capitato con le prime parole che ha pronunciato dopo l’elezione e nell’omelia in Cappella Sistina durante la Messa coi cardinali.

Parole scaturite dal cuore della esperienza cristiana che altro non è se non l’esperienza di Gesù vivo nella nostra esistenza e nella storia. Sul piano personale (il papa ha sottolineato di voler “sparire” per lasciare tutto lo spazio a Lui nell’esercizio del suo ministero), ma anche sul piano ecclesiale e socio-politico. Nella vita e nella missione della Chiesa – papa Leone l’ha richiamato con pacata chiarezza – bisogna continuare a camminare insieme sulla via della sinodalità tracciata da papa Francesco per una Chiesa aperta a tutti, ospitale, amica. E nella vita sociale e politica lacerata dalla polarizzazione e piagata dalla guerra bisogna sanare le ferite della povertà e ritrovare la forza disarmata e disarmante del dialogo e dell’incontro. È qualcosa che il mondo si attende, ed anzi esige: l’ha mostrato l’incredibile interesse con cui, in questi giorni, si è da ogni parte guardato alla Chiesa.

Certo, bisognerà che sia lui stesso a dirci che cosa l’ha ispirato a scegliere un nome a cui nessuno avrebbe pensato, come quello di Leone. Possiamo solo, per ora, farci suggerire qualcosa, innanzi tutto, da alcune figure significative dei papi che lo hanno portato. Come papa Leone I, il grande Papa (non per nulla conosciuto come Leone Magno, a motivo della sua straordinaria e multiforme opera), che nel quinto secolo non solo è stato decisivo nel definire la professione della fede in Gesù come vero Dio e vero uomo, ma che ha anche difeso con coraggio e determinazione il bene comune della pace in un periodo travagliatissimo e incerto… E come papa Leone XIII, che sul finire del XIX secolo, con l’enciclica “Rerum novarum” ha lanciato al mondo il grande e concreto messaggio della dottrina sociale della Chiesa e ha invitato a un rinnovamento solido e profondo della cultura di matrice cristiana, non da ultimo passando alla storia come “il papa dello Spirito Santo”: perché allo Spirito Santo ha affidato il cammino della Chiesa e dell’umanità nel tornante storico epocale che viviamo. Ma, forse, non bisogna neppure dimenticare che Leone è anche il nome del fidato amico e compagno di viaggio di San Francesco d’Assisi, a cui Francesco ha consegnato la famosa “chartula” con la sua benedizione e ha indirizzato quella straordinaria lettera in cui canta le lodi del Dio altissimo che è Amore, Bellezza, Trinità…

Leone XIV si è presentato alla Chiesa e al mondo come un uomo di Dio, dolce e insieme saldo nella fede e nel credere nella forza umile e trasformante del Vangelo che è l’amore: quell’amore che, solo, tutto è capace di vincere. Non per niente – l’ha ricordato lui stesso – è un figlio di Sant’Agostino, il dottore (e testimone) della grazia e della carità. Un papa che confida in Maria, madre di Gesù e di noi tutti in Lui, e che, anche attraverso papa Leone, ci dice guardando a Gesù: “fate quello che egli vi dice”.

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