La città dei tre anelli

Lucca di scoperta in scoperta: dalle mura, alla piazza, alla storia di Ilaria del Carretto
lucca

Vado scoprendo Lucca e mi vengono in mente tre anelli. Il primo che si presenta alla vista è quello delle intatte mura di oltre quattro chilometri terminate nel 1645. Mai servite alla difesa della città e divenute oggi alberato passeggio, sembrano cingere in un verde abbraccio il nucleo antico della città, in cui è ancora leggibile l’impianto della colonia romana. Addentrandomi poi nel cuore del bellissimo centro storico, entro nel secondo anello: l’animata piazza dell’anfiteatro sorta sull’ellissi dell’arena e delimitata dalle case cresciute sulle gradinate dell’edificio romano, unica piazza del genere al mondo. E il terzo anello? Mi piace pensare sia quello di una giovane sposa, Ilaria del Carretto, morta nel 1405 nel dare alla luce il suo secondo nato, e le cui delicate fattezze – capolavoro di Jacopo della Quercia – contemplo nella sacrestia della cattedrale. Bellissima nel suo sonno marmoreo, poco si sa di questa nobile savonese, assurta tuttavia a celebrità grazie all’arte squisita del monumento sepolcrale eretto per lei dal vedovo Paolo Guinigi, signore della città tra il 1400 e il 1430. Tre anelli, tre cerchi concentrici si direbbe, che invitano a seguire le tracce di più intime bellezze. Un po’ come suggerito dal simbolico labirinto scolpito su un pilastro esterno del Duomo romanico dedicato a san Martino.

 

L’ultima scoperta, nella chiesa di Santa Maria Corteorlandini: di origini antichissime, subì vari rifacimenti ed oggi si presenta, dietro la facciata seicentesca, come una fastosa aula affrescata nel Settecento. Ma senza la guida gentile di una signora mi sarebbe sfuggito, in un ambiente attiguo alla navata, un piccolo gioiello: la perfetta riproduzione in scala della Santa Casa di Loreto, realizzata nel 1662. Ben prima quindi dell’incendio che, nel 1921, danneggiò gravemente la casetta lauretana. Nei lavori di restauro della quale si dovette pertanto ricorrere proprio al modello conservato a Lucca. Su una parete – ed è l’ultimo ricordo che mi porto via dalla quieta città toscana –  la stessa signora mi fa notare un particolare che altrimenti mi sarebbe sfuggito: inserito nella cortina muraria seicentesca, spicca un mattone originale proveniente dalla Santa Casa di Loreto. Una traccia di Maria anche qui.

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