La canonizzazione vista dall’estero

L'evento di domenica a piazza San Pietro ha richiamato l'attenzione delle principali testate giornalistiche straniere. Una breve panoramica
Piazza San Pietro

La doppia canonizzazione con doppi papi avvenuta a Roma il 27 aprile, dando vita ad un quartetto senza precedenti nella storia, ha chiaramente avuto un'eco rilevante anche sui media esteri. Il francese Le Figaro vi dedica addirittura una sezione a parte sul suo sito, nella barra sotto il nome della testata, in cui sono raccolte foto, video e tweet della giornata, seguita in diretta dal celebre quotidiano. Un esempio pratico del nuovo approccio all'informazione: niente lunghi editoriali, ma piuttosto brevi commenti, post di foto dell'ex primo ministro Fillon, anche lui presente alla canonizzazione, o delle lunghe code di pellegrini al di fuori del colonnato già la sera precedente, e le impressioni dei giornalisti presenti lanciate sui social network. Tra queste, significativa quella di Jean-Marie Guénois, che, vedendo i pellegrini in fila per pregare sulle tombe dei nuovi santi alla fine della messa, si chiede se questa sia «la fine o l'inizio della canonizzazione».

Anche il New York Times afferma senza mezzi termini che «domenica papa Francesco ha fatto la storia», e dà spazio soprattutto ai commenti dei pellegrini: tra questi i numerosi polacchi, per i quali – afferma Lucasz – «Giovanni Paolo II ha significato un nuovo corso della storia». Ma l'articolista non manca di sottolineare anche come «il Vaticano abbia cercato di tenere sottotono le questioni di tipo politico legate all'evento, in quanto i due ex papi sono icone di due correnti diverse all'interno della Chiesa, e canonizzandoli insieme papa Francesco ha dato un messaggio politico oltre che religioso». L'uno, infatti, è «l'eroe dei cattolici liberali», avendo aperto il Vaticano II; l'altro, «di molti conservatori, non solo per le sue posizioni anticomuniste, ma anche per la resistenza alla liberalizzazione di certi aspetti della Chiesa».

Anche lo spagnolo El Paìs sottolinea questo aspetto, titolando addirittura: «Santi, però opposti»: il corrispondente Pablo Ordaz fa notare come «la canonizzazione di due papi diversi come la notte e il giorno ha dimostrato che papa Bergoglio, più che essere di sinistra, ha un polso molto forte, ed è il sovrano assoluto di uno Stato difficile da governare come il Vaticano» (giocando sull'espressione «tener mano izquierda», letteralmente «avere mano sinistra», che significa appunto essere in grado di dominare una situazione). E lo ha dimostrato, prosegue Ordaz, «in tre modi: in primo luogo, facendo coincidere la canonizzazione di Wojtyla, che ha goduto di una corsia preferenziale, con quella di Roncalli, destinata altrimenti a dormire per sempre il sonno dei giusti; in secondo luogo, predisponendo una cerimonia sobria per i canoni vaticani; e in terzo luogo, scatenando la folla dei fedeli tanto conservatori quanto liberali nell'attraversare la piazza con la papamobile».

Ad evidenziare allo stesso modo come «Due nuovi santi aiutano a riunire fazioni opposte» è sin dal titolo anche l'australiano The Age, che fa notare come «per papa Francesco, che si è imposto come figura dominante a livello mondiale dopo appena un anno di pontificato, la cerimonia di canonizzazione ha offerto una vetrina per mettere in luce la sua volontà di riunire le diverse correnti all'interno della Chiesa, mentre si prepara a due importanti incontri – i sinodi dei vescovi – in cui i prelati dovranno affrontare alcune tra le questioni sociali più delicate e controverse con cui la Chiesa si sta confrontando».

Non mancano però nemmeno l'indifferenza – come quella dei principali quotidiani russi – e le critiche: il belga Le Soir, riprendendo il commento dell'esperto sociologo delle religioni Olivier Bobineau, titola: «Doppia canonizzazione: francamente si è esagerato». Insomma, difficile mettere tutti d'accordo a questo mondo.

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