La Bolivia sarà il prossimo socio del Mercosur

Agli inizi di aprile il Senato dell’Uruguay dovrà votare il protocollo di adesione al blocco commerciale formato assieme ad Argentina, Brasile, Paraguay e Venezuela. Negli ultimi anni il Paese andino ha abbandonato gli ultimi posti del ranking della povertà e l’arretratezza
Il presidente della Bolivia Evo Morales con il ministro degli Esteri venezuelano Elias Jaua

Ed ora tocca alla Bolivia. Il prossimo 2 aprile, il senato dell’Uruguay voterà il protocollo di adesione al Mercosur (Mercato comune dell'America meridionale) della Bolivia come Paese membro a pieno diritto. La notizia ha sorpreso i legislatori della Commissione esteri del senato uruguaiano, e fra questi lo stesso ex presidente Luis Alberto Lacalle, che nel 1991 fu uno dei firmatari del Trattato di Asunción, che istituì il blocco commerciale i cui Paesi fondatori furono Uruguay, Paraguay, Brasile e Argentina.

Nel 2012 il Mercosur si è esteso al Venezuela, seguendo una modalità "inusuale", dato che si superò l’opposizione del Paraguay approfittando della sua temporanea sospensione come Paese membro, motivata dalle irregolarità commesse nella destituzione dell’allora presidente Fernando Lugo. L’anno scorso il senato paraguaiano ha votato a favore dell’adesione del nuovo socio e la crisi interna è stata ricomposta.

Il senatore Lacalle si è detto particolarmente soddisfatto per la notizia ed ha manifestato la convinzione che in tal modo la Bolivia e il Paraguay potranno risolvere i loro attriti in materia di frontiere, sorti dopo la Guerra del Chaco (1932-1935). Lacalle ha altresì messo in luce l’importanza geopolitica della Bolivia nel contesto regionale ed ha invitato i governi a non limitarsi agli aspetti politici, dimenticando il «Mercosur economico e commerciale».

L’entrata della Bolivia tra i soci comporta l’inserimento di un'altra economia di dimensioni intermedie – in confronto al Brasile e all’Argentina – dopo quella venezuelana. I boliviani sono poco più di 10 milioni, distribuiti su circa 1.100.000 chilometri quadrati, con un prodotto interno lordo di circa 55 miliardi di dollari e un Pil procapite di circa 2.500 dollari l’anno.

Durante l’attuale gestione del presidente Evo Morales, il Paese è cresciuto economicamente a ritmo intenso, con un sensibile miglioramento della qualità di vita dei boliviani, ed oggi non è più il fanalino di coda dell’America Latina in quanto a povertà e arretratezza. La Bolivia è ricca di combustibili, particolarmente di gas. Le entrate dello Stato sono migliorate sensibilmente a partire dalla modifica dei rapporti commerciali con le aziende petrolifere concessionarie. Nel passato allo Stato veniva assegnato il 18 per cento dei ricavi e le aziende incameravano l’82 per cento. Le condizioni poste da Morales hanno invertito questo rapporto assegnando allo Stato l’82 per cento dei ricavi, criterio che, volenti o no, le concessionarie hanno accettato. 

Finora lo status della Bolivia era quello di Paese associato. A partire dalla firma del protocollo di adesione, nel caso di negoziati con terzi, la delegazione del Mercosur dovrà essere formata anche da rappresentanti boliviani.

La presenza di Venezuela e Bolivia offre nuove opportunità per dinamizzare un processo di integrazione che negli ultimi anni aveva perso colpi, senza che la crescita di quasi tutta la regione – grazie allo sviluppo del commercio con i mercati asiatici (Cina e India specialmente) – sia stata accompagnata da un progetto politicamente più ambizioso nel campo del superamento delle asimmetrie economiche, della creazione di maggiori spazi di cooperazione e degli investimenti nella rete delle infrastrutture, ancora pesantemente arretrata considerando le enormi distanze e le barriere geografiche esistenti tra i Paesi soci.

Resta da avviare un dialogo costruttivo con l’altro blocco di più recente formazione, l’Alleanza del Pacifico, formato da Messico, Colombia, Perù e Cile (prossimamente si unirà la Costa Rica), spesso considerato come contrapposto al Mercosur. In realtà si tratta di un'alleanza commerciale che mette in luce l’importanza strategica della costa del Pacifico e il suo potenziale come trampolino per i mercati asiatici. Ed è possibile che il nuovo governo di Santiago del Cile, installatosi proprio questo mese, riesca ad aiutare e ad appianare eventuali divergenze e a mettere in luce possibili sinergie.

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