La “Signora in grigio” è davvero donna

Jill Abramson è dal 6 settembre la prima donna a dirigere il New York Times, una delle più celebri testate del mondo. Una nomina di alto valore simbolico
jill abramson

Accidenti, c’è speranza: quando ho saputo che Jill Abramson, 57 anni, sarebbe diventata il primo direttore donna nei 160 anni di gloriosa storia del New York Times, non ho potuto non sentire un guizzo di sano femminismo. In fondo da tempo si nota un aumento dei cronisti in gonnella, mentre i direttori con i tacchi a spillo si contano sulle dita di una mano. Per cui se “La signora in grigio”, come viene soprannominata la celebre testata – per la quale, lo ammetto, ho sempre avuto un atteggiamento quasi reverenziale –, ha fatto il grande passo, è un segno che giustizia è fatta.

 

Per carità, non è solo questione di femminismo. La Abramson era vicedirettrice già dal 2003, e vanta un curriculum che farebbe impallidire qualsiasi giornalista alle prime armi – sì, lo ammetto, sono sbiancata: dopo gli studi ad Harvard, dai piccoli giornali di Washington è ascesa all’empireo del Wall Street Journal prima e del New York Times dal 1997, scalando la gerarchia con una rapidità impressionante. Senza contare che, visto che le avanzava tempo libero, ha anche insegnato alla prestigiosa università di Princeton. Quindi, tranquilli: non è lì perché è donna, ma perché si è guadagnata questa posizione col sudore della fronte.

 

Ma la cosa che forse più fa pensare è che la Abramson è sposata – speriamo felicemente – dal 1981 e ha due figli (oltre ad un cane, protagonista del suo blog): come ha ammesso lei stessa, dunque, una dimostrazione che famiglia e carriera non sono inconciliabili, nemmeno in un incarico di così alto profilo. Hanno spopolato su internet le foto di lei che, con straccio e detergente, faceva le pulizie del suo vecchio ufficio prima di trasferirsi alla nuova scrivania. Va bene, allora forse posso dire al mio fidanzato che stia tranquillo davanti alle mie focose ambizioni carrieristiche: anche se diventerò direttrice di Città Nuova, non lascerò tutti i piatti da lavare a lui. Almeno, non tutti i giorni.

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