Italia. Finanziaria e beni confiscati alla mafia

Lanciato un appello in difesa della destinazione sociale

Un emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria  prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare ad uso sociale entro tre o sei mesi. In tal modo, secondo Libera, rete di associazioni contro le mafie, verrebbe ad essere vanificata la conquista della legge 109/96. Il testo legislativo, denominato Rognoni-La Torre dal nome dei proponenti, fu votato all’unanimità da tutte le forze politiche sotto pressione di una petizione firmata da un milione di cittadini a favore di una legge idonea a sottrarre le ricchezze accumulate illegalmente da parte delle organizzazioni mafiose. Porre un termine così stretto alla destinazione sociale dei beni confiscati alle mafie rappresenterebbe un’opportunità per le organizzazioni criminali che potrebbero facilmente mascherare la loro presenza tramite soggetti di comodo che dispongono di ingenti capitali utilizzabili sul mercato immobiliare.

L’appello rivolto al Parlamento per  ritirare l’emendamento si accompagna all’invito ad introdurre norme che facilitano il riutilizzo sociale dei beni, destinando ai familiari delle vittime di mafia e ai testimoni di giustizia i soldi e le risorse finanziarie sottratte alle mafie. «Quei beni confiscati rappresentano il segno del riscatto di un’Italia civile, onesta e coraggiosa. Sono davvero tutti "cosa nostra"».

(CC_Città_nuova_Italia_2009/11/22)

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