Isola Bergamasca: la tessitura di una rete

Sindaci di un territorio della pianura lombarda, si sono ritrovati per discutere e sperimentare la fraternità come metodo della politica. I risultati sembrano confortanti.
Isola Bergamasca

Forse non tutti sono a conoscenza di un territorio, in pianura, che fa corona all’operosa e concreta Bergamo che si chiama “Isola Bergamasca” – racchiusa tra i due fiumi Adda e Brembo -, un territorio che ha fatto nascere una propria Agenzia intercomunale per lo sviluppo e che raggruppa 21 Comuni per un totale di circa 130.000 abitanti, tra i quali anche Sotto il Monte che ha aggiunto al proprio antico nome quello di Giovanni XXIII che ebbe lì i natali.

 

Questa realtà intercomunale ha il compito di promuovere e realizzare, in collaborazione con le istituzioni pubbliche e gli organismi di volontariato, iniziative finalizzate in particolare alla divulgazione e alla fruizione del patrimonio e delle testimonianze culturali presenti nel territorio dell’Isola Bergamasca. Invece forse più di qualcuno conosce l’esperienza della rete di “città per la fraternità” che hanno creato un’Associazione che conta già quasi 80 Comuni da quando è sorta due anni fa. E il classico “passaparola”, visto che la giovane associazione non ha grossi mezzi comunicativi, ha comunque funzionato, quasi come un moderno provider, raggiungendo quelli dell’Isola Bergamasca che si sono voluti ritrovare per un tema che oggi, viste le cronache, è quanto mai azzardato, si potrebbe addirittura pensare fuori agenda: “Assumere la fraternità come progetto politico è la sfida più grande per l’intera Comunità”.

 

Che la politica stia attraversando una crisi profonda non è difficile capirlo, e gli eventi dell’attualità stanno dando una grossa accelerata! Eppure – per contrasto – proprio in questi scenari, va sempre più risaltando la novità (e la speranza) costituita dalla visione di una politica sostanziata, appunto, di fraternità e di concreto amore sociale, che si fa strada e si traduce in scelte pubbliche precise, e su cui vale la pena insistere con fiducia.

 

Ed ecco che ad Ambivere, uno dei Comuni dell’Isola lo scorso 29 gennaio si sono incontrati più di 150 persone, una quindicina di sindaci e molti amministratori dei 21 comuni interessati, rappresentanti di associazioni, semplici cittadini delle differenti forze politiche (Pdl, Lega, Pd, liste civiche). Le riflessioni e le testimonianze che si snodano dicono molto della vita degli abitanti di una terra concreta e operosa come quella bergamasca, fatta di persone abituate a lavorare sodo e a rimboccarsi le maniche.

 

Non solo da queste parti, i territori sono così ravvicinati fra loro che il confine è oramai visibile solo dal segnale che ne indica l’identità; ciò che rischia di aumentare, invece, è la distanza tra i cittadini e le istituzioni: è su queste premesse che anche le istituzioni dell’Isola si interrogano da tempo. Quali priorità darsi? In quale direzione concentrare le risorse economiche (poche), e soprattutto gli obiettivi? Esiste, per così dire, un’opera pubblica fondamentale nel complesso scenario delle scelte amministrative? Domande a cui ha indicato un nuovo orizzonte la proposta avanzata dai promotori della giornata: costruire fraternità, dare spazio anche nell’azione politica alla capacità generativa della fraternità universale. Un’idea radicata nella storia del pensiero politico, più spesso accantonata e relegata nelle secche del sentimento e del buonismo, che oggi torna a dimostrare una solida dimensione concreta, non più riservata a pochi – ma chi l’ha detto che si rivolga solo a chi fa un cammino di fede? – non più clausola volontaristica, ma contenuto emetodo politico applicabile alle politiche sociali come a quelle di sviluppo urbano, alle politiche di integrazione sociale come a quelle della sicurezza, alla tutela dell’ambiente come al mondo del lavoro…  

 

Di seguito, hanno colpito soprattutto le esperienze, che hanno immerso nella vita ordinaria delle amministrazioni locali l’approfondimento offerto da Daniela Ropelato del Movimento politico per l’unità, docente di scienza politica all’Istituto universitario di Loppiano. Storie quotidiane di sindaci, amministratori e cittadini dell’Associazione “Città per la Fraternità”, testimoniate da Stefano Cardinali, sindaco di Montecosaro nelle Marche nonché vice-presidente dell’Associazione, conferma di una strada percorribile.

 

Mentre il dialogo in sala si protrae per un’ora e mezza, tra i sindaci che intervengono, Zonca di Filago e Casali di Suisio tentano una sintesi del convegno: «…tre cose: l’ascolto, il dono e l’umiltà. Ascolto: ho riscoperto il valore dell’ascoltare gli altri e quali potenziali aspetti positivi questo atteggiamento porterà. Dono: nessuno mi ha obbligato a fare il Sindaco, è stata una mia libera scelta, ma nel momento in cui ho deciso di farlo ho accettato la logica del donare, e donare significa gratuità, riscoprire e far riscoprire la bellezza del fare senza che vi sia per forza un ritorno. Umiltà: spesso si immaginano situazioni e difficoltà enormi, mentre l’umiltà porta a vedere le cose davvero in modo diverso… intendo accettare chi sono, accetto il fatto che ho dei limiti e cerco di conoscerli; al tempo stesso mi confronto con chi ho vicino e dal confronto scopro che posso arricchirmi.»  

E i giovani presenti? «Ho 19 anni. Da tempo, discutendo con gli amici, sento aumentare un grande sentimento di sfiducia, di disinteresse verso la politica. Penso che questo convegno sia stato il primo passo verso una politica che mette al primo posto gli altri… Spero che la proposta che è stata avanzata di creare una scuola di formazione politica indirizzata ai giovani dell’Isola Bergamasca abbia seguito.»

 

E l’operosità di Bergamo non si è smentita nemmeno quando, trascorsi pochi giorni dal convegno, sui computer hanno iniziato a circolare tra i partecipanti alcune e-mail con la traccia di una sorta di road map da realizzare insieme:

  • Definire quanto prima se è ipotizzabile gestire in modo associato alcuni servizi fondamentali esercitati dai Comuni, e valutare i risultati della collaborazione,
  • Organizzare una Scuola di amministrazione a partire dal concetto di cittadinanza attiva
  • Coinvolgere maggiormente i giovani, per far emergere le loro potenzialità,
  • Liberare il “capitale sociale” locale studiando iniziative specifiche che promuovano e valorizzino quanto già c’è, con un linguaggio e modalità adeguate.

 

 

Paolo De Maina

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