Ischia: ecumenismo in azione

La vocazione dell’isola campana, in evidenza durante la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Un profondo dialogo ecumenico in atto da ormai molti anni
Ischia

L’isola di Ischia è testimone di una cultura del dialogo che ha radici lontane. Sono trascorsi più di 25 anni dal primo incontro per la Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani, fortemente voluto da don Raffaele Di Costanzo, che in quell’occasione invitò il pastore luterano a venire sull’isola per seguire la comunità locale e i numerosi turisti tedeschi. 

 

Si profila così la vocazione di questo posto: essere casa per i viaggiatori (i tanti turisti in visita da varie parti d’Europa, ma anche gli immigrati provenienti dal nord Africa e dall’Est europeo), così come per quanti negli anni hanno scelto di abitarvi. Tutti portatori di culture e tradizioni religiose che si sono intersecate fino a diventare, per molti aspetti, familiari fra loro.

Una storia ricca, bella che si colora negli anni dei volti di tanti che, come tessere di un puzzle, hanno contribuito a rendere visibile il mosaico di una nuova società.

 

In questo spirito di incontro e confronto si è svolta, a fine ottobre 2015, la visita pastorale di una delegazione della CELI (Chiesa evangelica luterana in Italia), comprendente il decano Heiner Bludau, il vicedecano Jacob Betz, il presidente della Comunità luterana di Napoli, sig. Riccardo Bachrach, la pastora di Napoli, Kirsten Thiele, la tesoriera Caroline von Hohenbuehel e la consigliera Christiane Groeben. Ad accoglierli, in rappresentanza della Chiesa cattolica di Ischia: il vescovo Pietro Lagnese, il cancelliere don Gaetano Pugliese ed alcuni membri della Commissione ecumenica.

 

Un incontro all’insegna della fraternità: i saluti del vescovo Lagnese e del decano Bludau hanno avuto come denominatore comune proprio la gioia di trovarsi insieme e di poter pregare uniti nel nome di Gesù. Un sentimento di comunione profonda, divenuta sempre più palpabile con la proclamazione della Parola di Dio e la riflessione della pastora Thiele, incentrata sulla lettera dell’apostolo Paolo agli Efesini (Ef 4, 1-6) e sul Vangelo di Giovanni (cap. 17): Nelle prime comunità l’unità non era affatto scontata, altrimenti Paolo non avrebbe dovuto scrivere una lettera con tali richiami. Ma noi siamo chiamati ad una speranza, alla conservazione dell’unità per mezzo del vincolo della pace. Questa è una certezza.

 

Gesù prega come abbiamo sentito dal Vangelo di Giovanni così: E la gloria che Tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e Tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che Tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Pur consapevoli delle differenze e delle divisioni che nei secoli si sono prodotte all’interno dell’unica Chiesa di Gesù Cristo, l’unità, che è in Dio stesso, è il motivo per la nostra chiamata all’unità. Essa ci libera dalla costrizione di voler creare l’unità in qualche modo. Infatti Paolo parla di ‘conservare’ l’unità della Chiesa, il che vuol dire che essa è già prestabilita, mediante il vincolo della pace, che ci lega a Lui e per questo ci lega anche tra noi”.

 

In questa dimensione, la recita del Padre Nostro e lo scambio della pace sono diventati gesti dal valore profetico, come a voler dire: “tu sei importante per me, perché sei mio fratello, per te Cristo ha dato la vita. Senza di te quest’unità non sarebbe piena e completa”.

 

Un pomeriggio intenso e un’occasione per conoscersi meglio, confrontando esperienze e condividendo riflessioni per il cammino da portare avanti insieme, nella certezza che l’unità che siamo chiamati a costruire è un dono che va chiesto nella preghiera e non tanto il risultato dell’impegno personale. “Una preghiera – ha ricordato la pastora Thiele – che è mettersi con fiducia davanti al Padre come i bambini, consapevoli che da soli non ce la possiamo fare. Unità nella molteplicità, nel senso che ci possiamo occupare gli uni degli altri, accettando l’essere diversi, come anche Dio nella Bibbia ha tanti volti!”.

 

Tantissimi i commenti positivi a questo intenso momento, preludio del “come in cielo così in terra”. “Ed ora andrò a cercare ‘l’abisso’ che ci possa separare!”, questa l’espressione di un partecipante, come a voler dire “niente ci può separare se viviamo questa dimensione dell’Amore”.

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