Intercettazioni, indicatrici di democrazia

Il disegno di legge in discussione in Parlamento ha avviato un serrato dibattito. Una materia delicata, che tocca sia le libertà individuali che il convivere sociale.        
Parlamento

Da alcuni anni il tema delle intercettazioni tiene ben sveglio il dibattito mediatico e la storia sembra non avere fine. Siamo giunti anche alle sedute in notturna della commissione Giustizia del Senato, come a dire che le parole spese di giorno su questo tema non sono sufficienti. Occorre continuare a discuterne anche di notte. Ed è vero che l’argomento debba essere analizzato in modo particolarmente approfondito.

 

Nel 2006 – sotto la precedente legislatura quindi – la commissione Giustizia del Senato ha avviato un’indagine conoscitiva sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche. Al termine di un accurato lavoro contenuto in un corposo documento conclusivo, vennero elaborate numerose proposte che abbracciavano ambiti molto diversi, così come diversi  e contrastanti sono gli interessi che questa materia mette in discussione, quali la protezione dei dati personali, la limitazione della fuga di notizie, l’intercettazione illegale (cioè non autorizzata dalla magistratura), le scelte deontologiche dei giornalisti, i costi elevati delle intercettazioni, la raccolta e l’utilizzazione di prove contro la criminalità organizzata o diffusa, le modifiche al codice di procedura penale. Si capisce quindi perché a distanza di tanti anni non si sia ancora giunti ad una disciplina che riesca a organizzare la materia e a lasciare tutti soddisfatti almeno un po’.

 

Nel 2008 venivano presentati, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, ben quattro diversi disegni di legge che tentavano di mettere ordine nella materia. Nel frattempo altri articoli di legge erano stati introdotti nella disciplina già esistente soprattutto per limitare i danni derivanti dalle intercettazioni illegali. Nel 2009 un unico disegno di legge è stato nuovamente ripreso alla Camera ed il dibattito è proseguito sino a questi giorni in cui la commissione Giustizia del Senato ha licenziato un testo pronto per la definitiva approvazione parlamentare. Purtroppo stiamo registrando un risultato che lascia dietro di sé una scia di insoddisfazione, e i giornalisti lamentano le forti limitazioni poste alla libertà di stampa e al diritto di informazione. La magistratura si ritiene fortemente penalizzata nello svolgimento della propria funzione (ricordiamo che il procuratore nazionale antimafia Grasso ha presentato un nutrito dossier di valutazioni, evidentemente disattese). Soprattutto restano storditi tutti i cittadini che cercano di cogliere il contenuto della riforma senza probabilmente riuscirci.

 

Che cosa si sta cambiando? Andando oltre il forte tecnicismo delle norme contenute nel testo, che incidono prevalentemente ma non esclusivamente nella procedura penale, rileviamo che si affrontano vari argomenti che vorrebbero rispondere a domande comuni: possiamo essere tutti intercettati? Per quanto tempo? Chi può autorizzare le intercettazioni? È davvero interessante ed importante conoscere il contenuto delle conversazioni di personaggi più o meno noti che rivestono cariche politiche ed istituzionali? Possono i giornali pubblicare tutte le trascrizioni delle intercettazioni? È davvero plausibile che vi siano persone (le “talpe”) che diffondono notizie che dovrebbero rimanere riservate tra le mura degli uffici giudiziari? La legge intende dare risposta a tali interrogativi ma, dalle prolungate contestazioni che va suscitando sia da parte dei giornalisti che della magistratura, è evidente che le soluzioni sino a qui adottate non sono sufficientemente esaurienti e non riescono quindi a bilanciare in maniera equilibrata gli interessi in gioco. In effetti il testo licenziato dalla commissione Giustizia del Senato è molto diverso da quello approvato dalla Camera.

 

Il ministro della Giustizia ha immediatamente preannunciato che ulteriori modifiche saranno apportate nel dibattito al Senato. E altre voci di protesta o di perplessità si levano, a destra, al centro e a sinistra. Non rimane che attendere i lavori del Senato sperando che siano condotti con la dovuta attenzione, perché con questo testo sono in gioco tre importanti elementi su cui si fonda di norma una democrazia: la serietà e l’attendibilità del legislatore, l’efficacia dell’azione preventiva e repressiva della giustizia e la libertà di informazione. Nelle prossime settimane vedremo come procederanno i lavori e, quindi, anche a che punto è la nostra democrazia.

 

Tutti i testi dei disegni di legge, le relazioni di accompagnamento ed i dibattiti in Commissione, sono pubblicati sul sito internet del Senato.

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