Inno alla fratellanza nella Nona di Zappalà

Premiato dalla rivista Danza&Danza come miglior produzione italiana dell'anno 2015, ritorna, al Teatro Ponchielli di Cremona, lo spettacolo del coreografo catanese ispirato alla celebre musica di Beethoven
Compagnia di Zappalà

In linea con una ricerca coreografica condotta da sempre sui binari delle questioni etiche e sociali e le loro implicazioni nei linguaggi del corpo, Roberto Zappalà, per il bisogno di parlare oggi di fratellanza tra i popoli, di ecumenismo, di identità e religioni, di umanità in transito – titolo, quest'ultimo, del progetto a capitoli da tempo avviato – non poteva che scegliere di lavorare sulla Sinfonia n. 9 di Beethoven, musica significativa e rituale catartico dal messaggio universale.

Per il suo spettacolo “La Nona. Dal caos, il corpo” – appena insignito del Premio Danza&Danza come miglior produzione italiana dell'anno 2015 – sceglie però una versione meno maestosa ma più intima: la trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt. Su questa, eseguita dal vivo, il coreografo catanese crea per accumulo: drammaturgico, scenografico, e con movimenti e parole ripetute. L’inizio è con un breve prologo in forma di omelia laica affidato a una donna che in platea confessa le colpe dell'uomo peccatore colpevole di barbarie sugli altri uomini e sul creato. A rappresentare l'umanità come caos è una scena ingombra di mobili e oggetti sparsi, su cui domina una imponente croce – che abbaglierà coi suoi fari accesi – e altri simboli delle diverse religioni. Giungono uno alla volta i danzatori ripetendo e riprendendo, in silenzio e ansimanti, gli stessi gesti. A osservarli, inizialmente, sono i due pianisti in penombra. Un ascolto, il loro, che si ribalterà più avanti, con i danzatori immobili a udire la musica.

È solo con l’ascolto reciproco, sembra dirci Zappalà, che si potrà giungere alla comprensione. Ce lo dicono anche le parole di un imbonitore in lustrini e bombetta parlandoci prima di crisi e di catastrofi, poi lasciandoci con la domanda “Quale è la più grande fede nel creato? Qual è il tempio più grande da venerare?”. Domanda che riprende in varie lingue un danzatore rispondendo che è l’uomo il tempio. Ce lo dice soprattutto la danza, assemblata prima confusamente, con i danzatori disgregati in singole sequenze, poi sempre più ravvicinati e a contatto in coppie, in file processionali, in gruppi contrapposti, per esplodere in un ensemble di potente fisicità dove i baci, sull'”Inno alla gioia” eseguito da un controtenore, suggellano la perduta e ritrovata armonia dell'umanità.

Sono i corpi nei loro fremiti e sussulti, farsi mappe di ricerca interiore, d'ombra e di luce, di paure e speranze, di tristezza, gioia, violenza, dolcezza. Stati d'animo e sentimenti che i danzatori – con costumi casual, poi tutti arancione – riflettono sulla scena, insieme a senso di smarrimento, di asperità e angoscia. Ripetono il gesto di guardare verso di noi e tra di loro come attraverso un binocolo, a cercare qualcosa vicino o lontano al di là dell'apparenza. Fino alla conquistata gioia spirituale, e alla ritrovata innocenza nel giocoso gesticolare come bambini. Se non era facile, per la lunga tenuta musicale, mantenere una continuità di codici gestuali e di movimenti sempre in mutazione col rischio di qualche cedimento didascalico – come la sequenza con le maschere di volti di leader religiosi e volti anonimi seguita da abbracci –, Zappalà regge sul piano inventivo mantenendo una tensione costante, anche nei silenzi.

Uno dei momenti più alti della coreografia è nell'Adagio del terzo movimento, con i danzatori seduti a terra e oscillanti come in estasi, in una pacificazione dei corpi e dell'anima, che nella versione per pianoforte crea un'intimità assoluta, di grande bellezza. Creazione poderosa all'insegna del bisogno imprescindibile di spiritualità, la “Nona” segna una ulteriore tappa verso quella sorta di umanesimo globale che Zappalà persegue con l'ambiziosa trilogia “Transiti humanitatis”. Che culminerà con la nuova creazione  “I am beautiful” con debutto al Comunale di Ferrara il prossimo 18 marzo.

“La Nona. Dal caos, il corpo”, coreografie e regia Roberto Zappalà, Compagnia Zappalà Danza, drammaturgia Nello Calabrò, pianisti Luca Ballerini, Stefania Cafaro, controtenore Riccardo Angelo Strano. Al Teatro Ponchielli di Cremona, il 5 febbraio.

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