Imparare dalle fragilità (Evangelii Gaudium 209-216)

I poveri e i deboli hanno molto da insegnarci, «con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente». Dobbiamo farci evangelizzare da loro
Papa Francesco saluta disabile

Il papa ci parla del magistero dei poveri e dei deboli: «Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente». È necessario che tutti ci facciamo evangelizzare da loro (tutti dal vescovo di Roma fino all’ultimo dei cristiani) la nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a riconoscere Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli e comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro.

Le parole del papa sono esigenti e severe: «La peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede: hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua parola, la celebrazione dei sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi spiritualmente in una attenzione religiosa privilegiata e prioritaria».

Sono parole molto nette. È vero, siamo disposti a costruire opere e opere sociali, ma nascondiamo il Vangelo. Lo nascondiamo a loro e lo nascondiamo a noi. Il contrario di quello che dice Pietro, negli Atti, alla porta del tempio: «Non ho né oro né argento, ma nel nome di Gesù nazareno, alzati e cammina».

Infine il papa fa un elenco dei fragili della terra, che sono prediletti da Dio: i senza tetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani, i migranti, la tratta delle persone, le donne, i bambini nascituri. Il papa ci vuole indicare che fin lì è arrivata l’incarnazione di Gesù e la sua fraternità con tutti. Dio con la sua forza inerme si fa carico della fragilità dei più piccoli dei fratelli.

Di questo cambio di passo di papa Francesco e di questo appello alla conversione della Chiesa i poveri si sono accorti prima dei teologi. Basti ricordare il malato di sla che il papa ha abbracciato, fermando la sua vettura, scendendo dalla macchina, vedendolo e riconoscendolo con il suo dolore in mezzo alla folla, primo gesto del suo pontificato, avvenuto un attimo prima di celebrare la messa di inaugurazione.

Massimo Toschi
consigliere del presidente della Regione Toscana

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