Imparare dalla pazienza di Dio

Il primo Angelus di papa Francesco: un incontro informale e carico di sorpresa che ha attirato 150mila fedeli in piazza san Pietro, centrato sulla misericordia di Dio
Angelus di Papa Francesco

Il primo Angelus di papa Francesco è stato vissuto in diretta in una piazza san Pietro stracolma di pellegrini, molti dei quali rimasti anche fuori dal colonnato, in via della Conciliazione e nelle strade limitrofe, fino ad arrivare al Tevere.

L’entusiasmo dei gesti, delle parole, l’attesa che quella finestra alla Terza Loggia del Palazzo Apostolico si riaprisse di nuovo dopo tre settimane, ha reso san Pietro una vera agorà, un luogo di incontro e di scambio tra persone le più diverse. Una piazza, come ha detto poi il papa, che grazie ai mass media è diventata mondiale: «Questo è bello, è importante per noi cristiani: incontrarci di domenica, salutarci, parlarci come ora qui, nella piazza».

Francesco ha dato quindi subito un’indicazione di priorità sulla qualità dei rapporti fra le persone, che si sviluppano e crescono grazie al rapporto con Dio. Poi, riferendosi al Vangelo del giorno e all’episodio della donna adultera, ha offerto una riflessione sul perdono e la misericordia di Dio: «Dio mai si stanca di perdonarci! Il problema siamo noi, che ci stanchiamo a chiedere perdono, ma Lui ci perdona sempre».

Il Papa ha parlato avendo sotto gli occhi dei fogli, ma ha colorato “a braccio” il suo ragionamento con esperienze ed aneddoti; da buon parroco, ha pescato dalla propria vita il primo segnale da offrire, cercando di distogliere il più possibile l'attenzione dalla sua persona per rimandarla a Dio, al Vangelo. Si è resa visibile così una sorprendente continuità con Benedetto XVI, forse ancora tutta da scoprire: papa Francesco ha rimesso infatti in luce come il primo compito della Chiesa non siano né le riforme, né le aperture, né le nomine, ma la testimonianza concreta della fede e dell’amore.

Ha colpito il ricordo di una confessione ad una signora anziana, umile, avvenuta a Buenos Aires nel 1992: «Se Dio non perdonasse, il mondo non esisterebbe!» aveva ricordato la donna al giovane vescovo. E così, come Dio ha pazienza con noi, così dobbiamo imparare ad avere questa misericordia tra di noi perché «apparteniamo tutti alla grande famiglia di Dio».

E infine un augurio a non avere paura dei propri limiti: «Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto» – ha continuato il Pontefice – «Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza … Ricordiamo il profeta Isaia, che afferma che anche se i nostri peccati fossero rossi scarlatti, l’amore di Dio li renderà bianchi come la neve».

Poco davanti a me, mescolato fra la gente e in “borghese”, c’era l’arcivescovo di Washington, il cardinale Donald William Wuerl, che ha ascoltato visibilmente emozionato: guardando la folla ha sorriso compiaciuto e ha raccontato ad alcuni amici presenti, come il grido “W il Papa” fosse arrivato fin dentro la Sistina mercoledì scorso. Un segno di amore del popolo per il suo vescovo, che si è ripetuto anche oggi, con le quasi duecentomila persone in piazza a sentire il racconto di quella misericordia che può cambiare la vita e cambiare il mondo.

In fondo è stato un invito ad aprire le porte della propria casa per lasciar passare aria fresca. Francesco,  riaprendo oggi quella finestra dopo tanto tempo, ne ha offerto la prima immagine, la prima testimonianza.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons