Imparare con le favole

A Genova i volontari di una scuola di italiano per stranieri, provenienti da 30 diverse nazionalità, raccontano il valore dell’incontro e dello scambio di antiche storie e tradizioni. Ne è nato un libro
A lezione di italiano

«Questo libro sarebbe stato impossibile redarlo senza un serrato gioco di squadra fra gli allievi e le insegnanti della scuola, che hanno regalato le proprie competenze professionali».

La scuola è una delle molteplici attività che svolge il Comitato Umanità Nuova, l’associazione di volontariato sorta agli inizi degli anni Ottanta e che opera nel centro storico della città di Genova a favore delle persone più bisognose.

Il libro è: Favole senza confini, una meravigliosa raccolta di oltre una ventina di favole, appunto. A scriverle giovani di tanti Paesi del mondo che frequentano questa interessante scuola di italiano, dove gli insegnanti si adattano agli orari degli alunni e i gruppi di studio sono formati in base ad un criterio di omogeneità per facilitare al massimo l’apprendimento della lingua italiana.

Naturalmente l’obiettivo della scuola non si limita all’insegnamento dell’italiano, ma prevede momenti di scambio culturale, di educazione civica, di conoscenza della città e dei suoi servizi, di aggregazione e di amicizia tra tutti i componenti dei corsi.

«In questo contesto è spontaneo sentirsi parte di una stessa famiglia, dove le differenze culturali, religiose, sociali non sono ostacolo ad una vera fraternità che porta a condividere dolori, preoccupazioni, gioie, speranze». La pensa così Maria Teresa, la presidente del comitato. «Perché – dice – la scuola di alfabetizzazione è nata anni fa da un sogno: realizzare il più possibile un mondo unito nel rispetto della varietà delle persone. E Genova, città di mare, ben si presta ad essere un cantiere di convivenza, dove provare a vivere senza tensioni, conflitti e paure degli stranieri è una scommessa quotidiana».

Solo il lavoro comune, il contributo di tutti e lo scambio fra persone di culture e lingue diverse ha dato calore e sapore a questa avventura, ha messo nero su bianco il valore dell’incontro. Il progetto di scrivere un libro di favole tradizionali è nato proprio da un’idea di scambio. Grazia, racconta: «Da sette anni ho il privilegio di insegnare l’italiano ad allievi stranieri adulti. Tutte le estati, al momento della consegna degli attestati di partecipazione, mi accorgo che quello che ho dato è molto meno rispetto a quello che ho ricevuto. Entro in contatto con percorsi di vita intensi e coraggiosi e stringo amicizia con persone capaci e volenterose che sanno guardare oltre un disagio temporaneo. Su questo scambio difficilmente definibile, nasce il progetto di raccontarci attraverso le storie tradizionali, quelle che alcuni di noi hanno ascoltato da bambini dai genitori o dai nonni. Le fiabe e le favole raccontano l’identità di un popolo, le sue credenze, i suoi simboli, raccontano gli oggetti della vita quotidiana e del territorio e insistono sulle relazioni fra le persone, le famiglie, la comunità del villaggio umano».

Questa scuola è frequentata da allievi di circa 30 Paesi di tutto il mondo, che spesso hanno una scolarità bassa e una scarsa conoscenza di altre lingue europee come l’inglese o il francese. La scuola si presenta non solo come un luogo di formazione alla lingua, ma anche come un'opportunità per far conoscere e avviare gli allievi nel mondo italiano, attraverso, sì, la conoscenza della lingua, ma anche della cultura, degli usi, dei costumi e delle prassi della convivenza in Italia.

Non si cerca qui l’assimilazione, non è lo scopo della scuola far diventare gli allievi dei buoni parlanti italiani, confondibili con i parlanti nativi, ma di fornire loro gli strumenti per vivere consapevolmente in questo mondo di suoni estranei portandoli a contribuire ad esso con il proprio modo di guardare, vedere, raccontare. Le fiabe possono essere un tramite per far conoscere, attraverso lo strumento linguistico, il modo di interpretare valori, il passato, i modi della convivenza, la solidarietà.

Qui come nella fiaba, tutti gli attori di questo lavoro hanno messo in comune qualcosa: chi il tempo, chi le idee, chi ha scavato nella memoria, chi ha raccontato, chi ha trascritto, chi ha dedicato la sua ora di lezione, chi ha telefonato, chi ha studiato, chi ha disegnato le illustrazioni, chi ha creduto in tutto questo.

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