Immergersi nella vita

La sfida di Vanessa, paraplegica, 17 anni, che ha ottenuto il brevetto da sub. Un'esperienza nata per caso, col sorriso sulle labbra
Vanessa

Vanessa ha 17 anni e un sorriso contagioso. Abita in una bella villa alle porte di Vigevano, a metà strada tra Milano e Pavia. Frequenta il quarto anno di un istituto turistico e la scorsa estate, quando ancora aveva 16 anni, ha ottenuto il brevetto di immersione: è una sub a tutti gli effetti. Piccolo particolare, dal ’97 è paraplegica. Altro particolare: è una ragazza felice. Con gli alti e i bassi che caratterizzano tutti noi, ma felice.

 

La semplicità con la quale Vanessa e la sua famiglia si raccontano è disarmante. In circostanze simili, qualsiasi domanda potrebbe risultare “scomoda”. Non in questo caso. Nessun problema nel descrivere l’incidente domestico che ha cambiato la vita di Vanessa e di chi le sta intorno: una caduta (che in mille altri casi potremmo definire banale) da un divanetto alto non più di trenta centimetri, il coccige che picchia sul rivestimento interno di un uovo di cioccolato e un rigonfiamento midollare che nel giro di qualche ora la paralizza completamente: gambe, braccia, persino le dita.

 

Con il passare dei mesi la situazione migliora, l’edema regredisce e, piano piano, Vanessa recupera l’uso delle mani, delle braccia e parte del tronco. Non cammina più, è vero, ma questo non le impedisce di vivere con pienezza ogni giorno che passa. «È la mia vita – racconta -. Per me non è affatto strano vivere su una sedia a rotelle. Sto bene così». Parole che scaldano il cuore. «Il nostro bicchiere è mezzo pieno – incalza mamma Laura -. Vanessa è stata ed è molto fortunata, perché poteva morire. A volte bisognerebbe rendersi conto di ciò che si ha a disposizione, non di quello che ci manca».

 

La possibilità di ottenere il brevetto di immersione nasce per caso, come sempre avviene con le cose belle. L’incontro con Cesare Nava, istruttore federale di sub, che stimola Vanessa e la invita a tuffarsi, nel vero senso della parola. Una serie di lezioni per prepararla all’atto pratico. Inizialmente in piscina, poi in mare aperto, a Capo Noli (Savona). «La prima immersione in Liguria è stata traumatica – ammette Vanessa -.

 

Forse perché la vasca è un ambiente circoscritto, mentre il mare aperto un po’ spaventa». Grazie all’aiuto di Cesare e degli altri istruttori, Vanessa ci riprova una, due, tre volte, fino a raggiungere i diciotto metri di profondità: in Italia è la più giovane sub brevettata con lesione midollare. Lo sottolinea con semplicità, senza enfasi, preferendo raccontare le proprie emozioni: «Sono soddisfatta, soprattutto di me stessa. Se solo qualche mese fa mi avessero detto che avrei fatto immersioni, non ci avrei creduto. Devo ringraziare i miei istruttori: non fosse stato per loro, probabilmente dopo il primo tentativo avrei mollato. Sono persone speciali, che mi hanno aiutato tantissimo».

 

Di persone speciali Vanessa ne ha incontrate tante. Lo si nota dai “cerchioni” della sua sedia a rotelle, completamente ricoperti da decine e decine di firme. «Prima avevo anche la targa – aggiunge -, ma l’ho tolta prima di un viaggio aereo per timore che me la distruggessero». Ci scherza su Vanessa, e racconta episodi simpatici, come quella volta in cui i suoi amici, per poter raggiungere il secondo piano di un locale, legarono la sedia a rotelle al loro motorino e salirono portandola su a braccia. Unica nota: i suoi genitori, che passavano di lì, riconobbero il “mezzo di locomozione”, alzarono lo sguardo e videro una ragazza «che faceva “ciao ciao” con la manina»…

 

Non ha paura del futuro Vanessa, anzi, «è un caterpillar», come ricorda spesso la mamma. «Fra un anno voglio prendere la patente», racconta, scatenando le punzecchiature della sorella Eleonora, che sottolinea divertita come Vanessa e il suo mezzo di trasporto abbiano ormai fatto conoscenza con spigoli e muri di casa… «Poi mi piacerebbe giocare a basket in carrozzina. È da un po’ che ci penso». «L’idea del disabile è sempre quella della persona limitata – chiude mamma Laura -. Ci sono delle difficoltà oggettive, è vero, ma entro i confini del ragionevole è giusto che Vanessa faccia quello che può e vuole fare». Sempre col sorriso sulle labbra. Un sorriso contagioso.

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