Ildegarda, santa moderna ora anche dottore

Ildegarda, quarta donna dottore della Chiesa, dopo Teresa d’Avila, Caterina da Siena e Teresina di Lisieux. L’intervista di Laura Pisanello - pubblicata dal mensile Il Messaggero di sant’Antonio (ottobre 2012) - a Lucia Tancredi, autrice di una biografia romanzata della santa di Bingen, edita da Città Nuova, mette in luce il fascino e la modernità di questo personaggio
Ildegarda

Il 7 ottobre Ildegarda di Bingen viene proclamata dottore della Chiesa. Un’apprezzabile biografia romanzata scritta da Lucia Tancredi, ne ripercorre la vita. Ildegarda di Bingen, madre badessa, scrittrice, musicista, scienziata, veggente fin dalla tenera età, consigliera di politici e imperatori come Federico Barbarossa, è una figura affascinante che papa Benedetto XVI proclama dottore della Chiesa il 7 ottobre. Il titolo, attribuito a pochissime donne, come Teresa d’Avila, Caterina da Siena e Teresina di Lisieux, contribuirà a far conoscere questa straordinaria figura, venerata come santa dal popolo già poco dopo la sua morte, avvenuta nel lontano 1179.

Aiuta a conoscere la vita di questa mistica il volume Ildegarda. La potenza e la grazia di Lucia Tancredi. Il libro, edito da Città Nuova possiede la piacevolezza del romanzo e, insieme, la serietà di una biografia storica, in un «un gioco tra il vero e il verosimile che può portarci vicino alla verità». L’autrice immagina che sia Adelheidis, una delle sue discepole predilette, a raccogliere le memorie di madre Ildegarda in un racconto che, con sensibilità tutta femminile, sottolinea la bellezza, la grazia e la modernità della monaca benedettina tedesca.

Perché affidare a una discepola le sue memorie?
«Le biografie di Ildegarda arrivate fino a noi sono state scritte dai suoi segretari, i monaci Gottfried, Wilbert e Teodorico (che aggiunse anche due libri dedicati alle visioni e ai miracoli). Ma, secondo me, Ildegarda deve aver dettato le sue memorie anche alle monache che aveva voluto fossero colte e accorte, come le vergini sapienti della parabola, capaci di parlare con lei anche un linguaggio segreto, d’intesa. Magari gli scritti delle "sue figlie" sono andati perduti. Perciò ho immaginato questa biografia "al femminile"».

Cosa l’ha colpita di Ildegarda?
«Ildegarda è una figura straordinaria che nel XII secolo fece cose impensabili. Obbedendo alla «Luce interiore», costruì monasteri e una propria regola. Esortava le monache a non vergognarsi della giovinezza e della bellezza. Pregava erborizzando, cioè andando nei boschi a cercare medicinali. Scrisse libri sulle sue visioni, sul suo metodo di guarigione, oltre a musiche che venivano eseguite dalle monache. Ora papa Benedetto XVI ne riconosce la santità e il magistero intellettuale».

Dove sta la sua modernità?
«Si tratta di una figura straordinariamente moderna, per esempio nella concezione del corpo. Secondo Ildegarda per arrivare a Dio bisognava «pregare con il corpo». Inoltre metteva l’accento sulla felicità e sulla gioia, sulla bellezza. Se per tanto tempo è stata messa da parte, è perché i tempi non erano maturi».

Ildegarda, come accoglie le sue visioni?
«All’inizio ha paura, perché sente che queste visioni significano per lei la perdita dell’innocenza e la fanno sentire «diversa». Poi, su sollecitazione del monaco Volmar, suo direttore spirituale, trova la forza di comunicare quanto vedeva quando il velo del mondo si sollevava e scrive il Liber Scivias (Conosci le vie). Anche Bernardo di Chiaravalle la invitò a non avere paura e la incoraggiò a continuare confidando nell’alto disegno profetico di cui lei era strumento. Ildegarda intuì la capacità creatrice del pensiero. Pensava e vedeva creativamente».

Questa donna ebbe anche molte difficoltà?
«Ildegarda ebbe sofferenze e contrasti. Amò sempre le sfide impossibili e si affidò all’insperabile».
 

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