Il soldato James

Dalla guerra in Iraq al parquet dell’NBA: la storia di un veterano al debutto
Bernard James

“Basta fare molta attenzione, concentrarsi,  imparare a fare il proprio lavoro e tutto andrà per il verso giusto. Nell'esercito come nel basket”. Firmato Bernard James, ragazzotto americano di 28 anni, nato e cresciuto a Savannah, tranquilla cittadina capoluogo della contea di Chatham nello Stato della Georgia.

Fin qui nulla di strano. La sintassi potrebbe aver concesso forse troppo spazio a metafore e retorica, ma basta spulciare il curriculum di questo cestista a “stelle e strisce”, ala centro dei Dallas Mavericks, per sgranare gli occhi e capire quanto incredibile e soprattutto imprevedibile possa essere in alcuni casi la vita di un uomo.

Qualche passo indietro e si arriva all’autunno del 2002. La tragedia dell’undici settembre è alle spalle e al posto delle torri gemelle rimane solo la grigia depressione di “Groud Zero”. Il giovane Bernard lascia la scuola con il consenso dei genitori per arruolarsi nell’aereonautica mentre l’allora presidente George Bush muove importanti e rischiosi passi sul fronte internazionale.

Al soldato James viene richiesto di partire: Kuwait, Afghanistan, Qatar, poi la recluta in Iraq destinazione Camp Bucca. Missione: gestione e controllo di un centro di detenzione con 22.000 prigionieri sospettati di atti di terrorismo. Sveglia alle cinque, poco tempo per pensare, molte cose da fare, anche questo è il codice di guerra. La guardia, la conta, i pasti da organizzare, le rivolte da sedare e la base che viene attaccata dai colpi di mortaio dei ribelli. La vita corre lungo una sottile linea rosso sangue, ma rimane appesa ad un filo come l’udito salvato in corner dopo che uno dei colpi d’artiglieria scoppia poco lontano dal luogo dove si trova Bernard.

Un giorno nel cortile della base, prima di una partita tra commilitoni, risuona la frase di un sergente: «Soldato James non stia lì impalato! Prenda la palla ed entri in campo». Ogni tiro, una novità e così ad ogni rimbalzo ecco l’alba di una nuova avventura. Al soldato James il basket piace, anzi a dir la verità gli riesce bene e così giù tutti a domandarsi perché quell’energumeno alto più di due metri con il 50 di piede non abbia mai avuto voglia ed opportunità di andare a canestro nei campi di periferia. Pochi pesanti punti, poi il debutto nella rappresentativa dell’esercito. Nel 2008, con il diploma in tasca, James lascia Iraq ed uniforme per tornare negli Stati Uniti dove si iscrive alla Florida State University. Studia e si allena, si allena e studia, fino a raggiungere una laurea in economia e il draft dell’NBA, una sorta di concorso per giovani talenti dove le trenta squadre del massimo campionato di basket statunitense, selezionano i migliori giocatori provenienti dai campionati universitari.

La scelta dei Dallas Mavericks cade proprio su di lui: il veterano Bernard James. Nuovo (e ricco) ingaggio, nuova missione, nuovi “nemici”. Così il veterano Bernard James diventa “rookie”, ovvero debuttante.

All’inizio della nuova avventura nel settembre 2012, James a chi gli ha chiesto se avesse paura di giocare fianco a fianco con i più importanti giocatori di basket del mondo ha risposto sorridendo, ricordando che c’è d’aver veramente paura solo quando si viene presi a cannonate sapendo di essere uno dei bersagli nel mirino del nemico.

Sulla sua storia c’è un libro in rampa di lancio e la sceneggiatura di un film in fase d’allestimento, ma  Bernard guarda tutto con relativo interesse. Lui, quando era piccolo, sognava di diventare un soldato per poter girare il mondo. Ora che è diventato star dell’NBA, una volta terminata l’avventura con il basket, l’obiettivo è quello tornare nella sua Savannah per aprire un ristorante messicano.

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