Il sogno di pace di un popolo

Dopo il blitz delle forze dell’ordine contro i narcos, la popolazione chiede sicurezza e sviluppo sociale. Lo Stato lancia la polizia pacificatrice.
favelas brasile

Dopo il blitz del governo nelle favelas di Rio de Janeiro per contrastare il narcotraffico, adesso si pensa al futuro. Nel corso dell’operazione, effettuata qualche settimana fa, sono state arrestate 120 persone ed è stata sequestrata un’ingente quantità di droga e di armi.

Lo Stato ha dunque finalmente riconquistato un territorio da tempo nelle mani del malaffare e la popolazione aspetta con ansia e trepidazione i prossimi provvedimenti. Anche perché, questa volta, sembra che il governo faccia sul serio. Dopo la prima operazione, infatti, i narcotrafficanti sono stati inseguiti ed acciuffati nelle altre favelas del Complexo do Alemão dove si erano nascosti. Tra la popolazione, inizialmente preoccupata e successivamente entusiasta, si è diffuso un senso di liberazione, dopo decenni di assenza delle istituzioni e di strapotere della malavita organizzata. Forte anche il sostegno dato a livello nazionale, dall’opinione pubblica, al governo per l’operazione effettuata.

Però, il plauso della popolazione all’operazione non nasconde le preoccupazioni espresse da tanti rappresentanti delle comunità locali per il futuro. Un timore diffuso anche tra gli esperti. Si chiede maggiore formazione degli agenti e un migliore trattamento economico. L’importanza degli investimenti in questo campo è confermato dai risultati ottenuti dalle Unità di polizia pacificatrice nelle favelas dove sono presenti. L’iniziativa, ideata dall’ex segretario alla Sicurezza del Rio de Janeiro, Luiz Eduardo Soares, prevedeva centri permanenti di polizia nelle zone a rischio. Gli agenti dell’Upps dovevano essere preparati non soltanto per repremere la criminalità, ma anche per instaurare un dialogo continuo con le forze sociali locali, in vista della prevenzione della criminalità.

 

Le unità di polizia pacificatrice sono state installate soltanto in 12 favelas, ma già hanno prodotto risultati molto positivi, creando un clima di fiducia e di integrazione sociale. Le Upps, però, rappresentano soltanto l’inizio del processo di superazione della criminalità e del narcotraffico. «Non serve a niente – commenta – Antônio Testa –  avere il posto di polizia se mancano i servizi, le scuole, gli ospedali, il lavoro. Se, insomma, non si lavora per la promozione sociale del territorio».

 

Tutto questo sarà possibile tramite un lavoro che veda insieme il governo di Rio e quello federale. Per molto tempo invece, in passato – per via delle dispute politiche – i governi della città e dello Stato di Rio non hanno accettato l’aiuto del governo federale, con grandi perdite economiche per la popolazione povera. Però il sindaco, Eduardo Paes, e il governatore, Sérgio Cabral Filho, attuali hanno dato una sterzata a questa situazione, accettando le opere del Programma di accelerazione dello sviluppo (PAC) promosso dal governo federale, che prevede investimenti in tutto il paese e, soprattutto, nelle aree più disagiate. Grazie a questa collaborazione tra i diversi ambiti istituzionali, in alcune favelas di Rio – pochissime per la verità – è stata avviata la costruzione di scuole, centri di formazione professionale, medici, di cultura e intrattenimento.Soltanto questa azione congiunta garantirà, secondo Testa, la distruzione definitiva del narcotraffico, allentando la forza di attrazione che ancora possiede sulle nuove generazioni. E i fatti gli danno ragione: dove c’è stata questa convergenza, si sono avuti risultati positivi.

 

La speranza della popolazione di Rio, adesso i narcotrafficanti sono scappati dalle favelas, è che non ritornino e non vengano sostituiti da altri. Subito dopo il primo blitz della polizia nella favela del Cruzeiro, una donna ha dichiarato piangendo: «Abbiamo avuto la prova che lo Stato può vincere il dominio del narcotraffico. Chiediamo adesso che non ci lasci più». É quello che tutti ci aspettiamo: che lo Stato non tradisca più la speranza di questo popolo che vuole la pace sociale e chiede solo che il governo crei le condizioni per ottenerla.

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