Il sindaco vieta le slot

A San Michele Mondovì, nel cuneese, una delibera dell'amministrazione comunale vieta agli esercizi commerciali di avere nei propri locali le slot machine
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San Michele Mondovì, situato nella parte meridionale della provincia di Cuneo è un piccolo comune con poco più di 2.000 abitanti completamente immerso nelle vallate delle Alpi Marittime, in una zona di collina le cui origini risalgono  al 1113, anche se probabilmente vi erano già insediamenti abitativi fin dal 900. Da quelle parti si erano insediati i Liguri e i Romani e San Michele era una zona di passaggio per i commerci. Va ricordato anche la storica battaglia napoleonica avvenuta il 19 aprile 1796 nelle rive del torrente Corsaglia e per tutto il paese tra le truppe austro-piemontesi e quelle napoleoniche.

 

Noi ora siamo nella piazza principale del paese, Piazza Umberto I e qui cerchiamo commenti pro e contro quella delibera del sindaco che sta facendo discutere. Per la maggior parte ci rispondono in senso positivo. Con grande plauso e approvazione. San Michele è un paese agricolo, come gli altri comuni limitrofi a vocazione agricola. Qui i terreni sono coltivati a cereali o a vite. Ottimi sono anche i prodotti derivati dalla pastorizia come latte, formaggi, burro e altri prodotti caserecci, anche se negli ultimi decenni la fonte di lavoro principale è una importante industria di trattamento di legnami e produzione di pellet. Dicevamo che in piazza Umberto I si discute, e l’oggetto della discussione è il primo vincolo stabilito da un bando di affidamento della giunta comunale dei campi sportivi e delle relative strutture, tra cui anche un bar del paese.

 

Qui l’amministrazione comunale ha voluto essere precisa da subito mettendo nero su bianco quello che non dovrà avere il bar nei suoi locali, precisandolo nella delibera: “Niente videopoker”, che la  giunta ha approvato insieme al bando d’affidamento. Domenico Michelotti, classe 1959, della Lista Civica "Uniti Per San Michele", dal 2013 è il primo cittadino di San Michele Mondovì. È stato lui l’artefice di questo divieto che motiva così: «Ho visto tante persone rovinarsi e indebitarsi per questo gioco. La nostra amministrazione è sempre stata contraria all’apertura di locali con videopoker: in passato abbiamo avuto una richiesta, ma l’abbiamo respinta. La nostra scelta intende anche tutelare i ragazzini del paese che frequentano gli impianti». Per Maddalena, pensionata: «il sindaco è proprio un galantuomo», ce ne vorrebbero tante di persone così «con queste prese di posizione si salvano i poveracci, perché sono i pensionati a corto di soldi quelli che giocano di più e perdono quei quattro soldi che hanno di pensione».

 

Fabrizio è uno studente e dice che lui non giocherebbe mai, ma magari a qualcuno dei suoi compagni non dispiacerebbe tentare la fortuna. «Metti che vinci qualche migliaia di euro ti farebbe un sacco piacere no? Di questi tempi buttali via…». Giulia taglia corto e gli risponde: «Fabri, sono comunque soldi sporchi e con quelli non faresti fortuna». Chiacchiere di studenti di paese. Discorsi “riesumati” per l’occasione, ma che confermano le radici solide di una comunità che vuole stare al di fuori di certe logiche. Anche se Ottavio ammette: «In questi posti dove i locali fanno guadagni poveri, una slot, un videopoker, possono contribuire ad arrotondare le spese di gestione».

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