Il River Plate retrocede tra incidenti

Pesanti scontri sono scoppiati ancora prima della fine della partita da cui la celebre squadra di calcio è uscita sconfitta. Ma è l'intero calcio argentino a dover ripensare il suo rapporto coi tifosi
scontri stadio

La reazione degli ultras del River Plate non ha permesso che il fischio finale dell’arbitro giungesse al novantesimo minuto. Mancavano 60 secondi all”istante finale che avrebbe segnato la retrocessione del decano del futbol argentino per la prima volta nei suoi 110 anni di storia quando la furia de vandali è esplosa nello stadio, per poi spostarsi all’esterno. E 1.200 poliziotti non sono stati sufficienti per contenere il saccheggio di alcuni negozi, la distruzione di vari autoveicoli, e scontri con le forze dell’ordine che hanno provocato un’ottantina di feriti, di cui quattro gravi (nessuno, fortunatamente, in pericolo di vita).

 

Il River, nonostante la sua posizione a metà classifica, ha dovuto disputare con il Belgrano di Córdoba due scontri per stabilire la sua retrocessione o la promozione dell’avversario proveniente dalla B. Il campionato argentino viene disputato in un unico girone: quello di ritorno è a sua volta un nuovo campionato. Alcuni posti per la retrocessione vengono stabiliti sulla base della media di punti degli ultimi campionati. La media del River Plate, club avvolto da una profonda crisi sportiva e organizzativa ormai da anni, lo ha obbligato a disputare lo spareggio.

 

Ma tra i vari e non pochi problemi del calcio argentino, sempre spettacolare e appassionante, c’è quello della violenza degli ultras (qui denominati barrabravas) fin troppo tollerati da dirigenti delle squadre di calcio e dagli stessi calciatori, che non poche volte pagano per essere sostenuti in modo speciale nello stadio. Anche i dirigenti dell’Afa (Associazione del Futbol dell’ Argentina) stabiliscono connivenze con gli ultras, inspiegabilmente presenti all’estero per accompagnare la nazionale di calcio grazie a fondi e facilitazioni ottenuti in modo per niente trasparente. Quando la squadra del cuore va male, minacce per niente velate sono usate per incitare i beniamini o l’intera formazione. Recentemente i barrabravas hanno fatto la loro apparizione in confusi episodi politici, evidentemente contrattati come forza di impatto. Episodi che presentano risvolti inquietanti, sopratutto perché gli indizi parlano di un collegamento con settori del governo e forze sindacali.

 

Pur essendo un gigantesco vivaio di campioni, il calcio argentino è quasi privo di stelle che vengono immediatamente contrattate all’estero, come i vari Messi, Tévez, Aguero, Cambiasso, Zanetti, Lavezzi, Mascherano, ecc., effetto di una globalizzazione sportiva che grazie alla lievitazione dei contratti rende conveniente ingaggiare uno straniero. Ma oggi il problema principale è una violenza che esplode fuori controllo in giornate come quella di ieri. Un problema aggravato dall’inefficienza delle autorità, che avrebbero dovuto impedire la presenza del pubblico nello stadio del River dopo le intemperanze registrate nello scontro di andata. In tale occasione alcuni ultras invasero il campo di gioco interrompendo la partita per più di venti minuti. Un po’ con la speranza di favorire il River e un po’ cedendo alla prevedibile reazione degli ultras, non è stata applicata la misura di giocare a porte chiuse, ed il risultato per poco ha sfiorato la tragedia.

 

Qualcosa deve cambiare, evidentemente, per recuperare la bellezza di una festa che anni addietro portava agli stadi famiglie intere.

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