Il ritorno del cinema “civile”

Applausi per Il sorteggio, film sugli anni di piombo, interpretato da Beppe Fiorello. Convince anche la storia di Enrico Mattei girata da Giorgio Capitani
Beppe Fiorello interprete de Il sorteggio

Applausi a non finire, ieri, all’anteprima de Il Sorteggio, la fiction prodotta dalla Rai e diretta da Giacomo Campiotti con Beppe Fiorello, Gioia Spaziani, Giorgio Faletti e Ignazio Oliva. La storia della Torino degli anni Settanta, gli “anni di piombo” e dell’operaio Tonino che si trova ad essere “giurato popolare” nel processo contro le Brigate Rosse, è tornata di attualità. Giustamente,

 

Campiotti, regista di un cinema poetico ed etico al contempo, sottolinea che il cittadino ha non solo diritti, ma anche dei doveri nei confronti della collettività: idea questa oggi quasi del tutto assente nella mentalità comune. Perciò un film come questo fa bene, anche perché fa prendere coscienza alla gente della nostra storia recente e di come il passato non vada troppo mitizzato, come qualcuno si ostina a proporre. Detto questo, la fiction è agile, con un ritmo svelto, racconta e commuove senza retorica, e restituisce bene il clima acceso di quegli anni. Ma in particolare affonda l’analisi nella vita di questo operaio siciliano che, da ragazzo vanesio e attratto dalle mode, prende lentamente coscienza delle proprie responsabilità.

 

Nessuna gigioneria nell’interpretazione di Fiorello e del cast. Da segnalare la figura del sindacalista fedele ai suoi principi (Giorgio Faletti), della ragazza innamorata (Gioia Spaziani) e del modaiolo (Ignazio Oliva), più che ruoli di contorno, altrettanti stili di vita.

 

Nel panorama festivaliero è infine interessante anche la storia di Enrico Mattei raccontata in L’uomo che guardava al futuro, diretto da Giorgio Capitani per la Lux-Vide e interpretato dall’efficiente Massimo Ghini. Quanto alla fiction su Moana Pozzi, ci si chiede se fosse proprio il caso di trasformarla in una sorta di eroina. Con tutto il rispetto per la vicenda umana del personaggio, non c’è stato un Verdi capace di creare una Traviata. Ma alla fiction sembra tutto sia permesso…

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