Il richiamo alla conversione

Le dimissioni di Benedetto XVI hanno disarmato per semplicità e limpidezza. Ricordano l’umiltà come valore, come cemento per la chiesa e l’umanità tutta. A pochi giorni dell'apertura del Conclave sono un richiamo all'essenziale, alla dimensione dell’amore, della solidarietà, dell’attenzione ai più piccoli.
Vaticano ingresso

È li, indebolito, con la mitezza che traspare dagli occhi, ma soprattutto dal cuore… nel suo volto, la luce discreta, incisiva, semplice, come quella che traspare dalle sue tre encicliche…

Encicliche, che possono essere lette da tutti, dalla semplice casalinga al teologo più raffinato, perché quando lo Spirito prende un’anima, la trasforma per tutti, rendendola cibo sacro per una umanità che sempre più sta andando alla deriva.

Di fronte al chiasso mediatico che si scatenerà inesorabilmente in questi giorni, occorre leggere la brezza dello Spirito che ha avvolto il papa e lo rende segno e simbolo per tutti noi.

Il gesto simbolico delle dimissioni porta già con sé il valore profondo della docilità, dell’umiltà e della disponibilità, per lanciare un monito a tutti noi invischiati nel potere e nel clamore.

Come il vecchio papa Giovanni Paolo II, che con la sua malattia ha attratto a sé l’umanità che lo ha riconosciuto eroico fino in fondo con l’oblazione della sua sofferenza, così ,il nostro caro Benedetto ci porta nel profondo e ci disarma in una luce di semplicità e trasparenza unici  per condurci all’essenziale che sa di bontà, di amore consumato,  per togliersi dalla scena  ( ma in realtà non ha mai voluto andarci se non per l’obbedienza allo Spirito e per amore alla chiesa ) e lasciare spazio alle indicazioni dello Spirito che , pur nel loro mistero ,sono sostanziate dall’urgenza di un mondo  che si sta perdendo.

In realtà allora non è un togliersi ,ma un traspirare , cioè un perdere se stesso  per lasciar passare lo Spirito , è una oblazione completa , unica.

Allora cosa fare? Il gesto del papa ci porta nel deserto e porta tutta la chiesa ad una conversione, ad una profondità essenziale. Nel deserto non si ha tempo di inseguire gli idoli della modernità, ma occorre ritornare all’essenziale, alla dimensione dell’amore, della solidarietà dell’attenzione ai fratelli più piccoli.

Si lui, il grande teologo, il custode della fede, ci porta a quanto di più prezioso occorra considerare : l’umiltà come valore , come cemento per la chiesa e l’umanità tutta. Sono gli stessi occhi del Cristo in croce, che, nel suo massimo disarmo , risplende la luce della misericordia e della dolcezza dell’amore

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